Roccia e acqua nel cuore di Saturno: “Possibile la vita”

5 aprile 2014

E’ stata scoperta un’estesa riserva di acqua sotterranea su Encelado, una piccola luna ghiacciata di Saturno. Si tratta di una sorta di oceano con fondali rocciosi, i quali potrebbero essere sede di reazioni chimiche ricche e complesse tanto da determinare condizioni ambientali potenzialmente ospitali per la vita. A questa conclusione sono giunti ricercatori italiani e americani, analizzando la gravità e la topografia del satellite, misurate dalla sonda spaziale Cassini. Il gruppo è guidato da Luciano Iess, del dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale di Sapienza Università di Roma, con la collaborazione di Marzia Parisi e Marco Ducci, e di Paolo Tortora dell’Università di Bologna. La ricerca, pubblicata il 4 aprile sulla rivista Science, è stata finanziata dall’Agenzia Spaziale Italiana.

La struttura interna di Encelado è diventata uno degli obiettivi scientifici più importanti della missione Cassini dopo la scoperta di getti d’acqua ricca di sali, emessi da lunghe fratture (dette tiger stripes, graffi di tigre) presenti nella regione polare meridionale, sotto la spinta di maree provocate dalla forza gravitazionale di Saturno. I ricercatori avevano spiegato questi geyser spaziali, del tutto inattesi vista la bassissima temperatura superficiale (circa -1800C), con la presenza di acqua allo stato liquido in profondità. Ma l’estensione e la geometria di questa riserva d’acqua sotterranea erano finora ignote.

Lo studio pubblicato su Science ha fornito i dettagli di quello che è risultato un vero e proprio oceano regionale a 30-40 km di profondità sotto la superficie della calotta polare meridionale del satellite; una massa d’acqua assai vasta (pari all’incirca a quella del Lago Superiore, il secondo lago più grande della Terra) che si potrebbe estendere dal polo sud a latitudini di circa 50° S per una profondità stimata di 8 km. I ricercatori sono arrivati a questi risultati analizzando le forze gravitazionali esercitate da Encelado sulla sonda Cassini durante tre passaggi ravvicinati sopra le calotte polari.

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“Le misure assai precise della sonda Cassini- spiega Luciano Iess-, rese possibili grazie alle grandi antenne di comunicazione della rete interplanetaria della NASA e alla strumentazione di bordo realizzata in parte in Italia, indicano una anomalia gravitazionale negativa al polo sud che tuttavia non è così spiccata quanto ci si attenderebbe dalla profonda depressione, rilevata dalla telecamera di bordo. Da qui la conclusione- prosegue Iess-, che in profondità debba trovarsi materiale più denso di quello esistente in superficie: acqua liquida, appunto, più densa rispetto al ghiaccio del 7%”.

Confrontando le misure gravitazionali con la topografia del satellite i ricercatori sono arrivati quindi a calcolare le dimensioni della riserva liquida. Il valore aggiunto della ricerca sta nell’aver dimostrato che in luoghi del tutto inattesi del sistema solare possano esistere ambienti potenzialmente ospitali alla vita. Gli studiosi infatti hanno scoperto che il bacino di acqua liquida di Encelado “poggia” quasi certamente su una base di rocce (silicati) e non sul ghiaccio, come accade per gli oceani sotterranei di altre lune del sistema solare come Titano. La presenza di acqua e silicati a diretto contatto, fa di questa grande riserva d’acqua la sede ideale di reazioni chimiche ricche e complesse che, insieme a una fonte di energia, potrebbero creare le condizioni per lo sviluppo di forme elementari di vita. Gli strumenti a bordo della sonda hanno rivelato la presenza di composti organici sia in particelle solide emesse dai getti che nelle tiger stripes. (dire)

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