APERTURA/NOTIZIE

Salvini assolto definitivamente per Open Arms: “Difendere i confini non è reato”

La Cassazione ha posto la parola fine sul caso Open Arms. I giudici della quinta sezione penale della Suprema Corte hanno rigettato il ricorso della procura di Palermo e confermato l’assoluzione del ministro Matteo Salvini dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. La vicenda risale all’agosto 2019, quando a 147 migranti, tra cui numerosi minori, venne impedito per giorni di sbarcare dalla nave della ong spagnola giunta davanti a Lampedusa. Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, era finito sotto processo.

Dopo quasi quattro ore di camera di consiglio, i supremi giudici hanno confermato la sentenza di primo grado del tribunale di Palermo, che nel dicembre 2024 aveva già assolto il leader leghista con la formula “perché il fatto non sussiste”. La decisione arriva al termine di un iter durato cinque anni. Il ricorso “per saltum” presentato dai pm siciliani direttamente in Cassazione, saltando l’appello, è stato bocciato. La procura generale aveva già indicato la strada dell’assoluzione in una memoria di circa cinquanta pagine depositata settimane fa.

I sostituti procuratori generali Luigi Giordano e Antonietta Picardi hanno rilevato un “deficit dimostrativo della sussistenza degli elementi costitutivi dei reati ascritti all’imputato”. Secondo i pg, il ricorso della procura si è concentrato solo sulla condotta di privazione della libertà, senza affrontare i profili della colpevolezza e senza tenere conto degli elementi che nella sentenza impugnata escludevano o mettevano fortemente in dubbio l’esistenza del dolo.

La tesi dei giudici: spettava alla Spagna assegnare il porto

Il tribunale di Palermo aveva costruito l’assoluzione su un pilastro preciso: l’obbligo di assegnare un porto sicuro alla Open Arms non ricadeva sull’Italia. La nave batteva bandiera spagnola e Madrid aveva già operato un primo coordinamento nel soccorso. Quando Malta declinò la propria responsabilità per i primi due salvataggi, aveva indicato chiaramente la Spagna come unica autorità competente.

L’Italia, quindi l’allora ministro dell’Interno, non era tenuta a garantire lo sbarco immediato di persone non ancora completamente identificate e potenzialmente titolari del diritto d’asilo, pur essendo entrate legittimamente nelle acque territoriali italiane dopo un provvedimento del Tar Lazio. La posizione di garanzia del ministro non bastava a fondare l’accusa senza la dimostrazione della colpevolezza e degli altri elementi costitutivi del reato.

Salvini: “Cinque anni di processo, ma difendere i confini non è reato”

La reazione di Salvini è stata immediata. “Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato”, ha scritto su X il vicepremier e leader della Lega, pubblicando una sua foto con la scritta “Assolto”. Il ministro dei Trasporti ha espresso sollievo per la conclusione di una vicenda giudiziaria che lo ha accompagnato per metà della legislatura precedente e l’intera attuale.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha lanciato un applauso nell’aula del Senato non appena appresa la notizia. “La definitiva assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms è una buona notizia e conferma un principio semplice e fondamentale: un ministro che difende i confini dell’Italia non commette un reato, ma svolge il proprio dovere. Forza Matteo”, ha dichiarato la premier, sottolineando che l’accusa era “infondata”.

Soddisfazione espressa anche dal vicepremier Antonio Tajani, leader di Forza Italia. “Ero certo che Matteo Salvini sarebbe stato assolto in via definitiva. Ha agito nell’interesse dell’Italia, giustizia è fatta. Ora proseguiamo nella nostra azione di governo, uniti e compatti, fino al termine della legislatura”, ha scritto sul suo profilo X. L’intero centrodestra ha accolto con favore la sentenza, interpretandola come la conferma della legittimità delle politiche migratorie messe in campo dal governo giallo-verde nell’estate 2019.

Bongiorno: “Un processo che non doveva iniziare”

L’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Salvini, non ha nascosto la soddisfazione. “Il termine soddisfazione esprime quello che sento in questo momento. Si tratta di un processo che non doveva nemmeno iniziare e questa soluzione di carattere definitivo evidenzia quello che ho sostenuto in aula: era totalmente fuori dal mondo il ricorso della procura, ma ciò che ci interessa è la correttezza dell’operato di Salvini”, ha dichiarato la penalista. Bongiorno aveva definito l’atto dei pm palermitani “un ricorso chiaramente incompleto e generico”, che “contesta a raffica qualsiasi violazione di legge” e che “propone un altro processo” attraverso un “escamotage”, con presunte violazioni ancorate a circostanze di fatto stravolte.

“Tutto questo è la conferma del fatto che è partito un processo che veramente non doveva nascere e ciò è stato confermato anche dalle conclusioni della procura generale”, ha concluso. Dal fronte internazionale è arrivato il plauso del premier ungherese Viktor Orban: “Il mio caro amico patriota Matteo Salvini è stato oggetto di una caccia alle streghe politica per cinque anni”, ha scritto sui social.

Di segno opposto la reazione del fondatore della ong Open Arms, Oscar Camps, che ha parlato di “decisione politica” sostenendo che “neanche oggi si è fatta giustizia, ma si è costruita una impunità”. Le parti civili avevano chiesto l’accoglimento del ricorso dei pm e l’annullamento della sentenza, sostenendo che “la prova dell’esistenza del dolo c’è nei fatti e nelle testimonianze” e che “a oltre 140 naufraghi che si trovavano di fronte alle coste italiane non è stato permesso di sbarcare per giorni violando le norme internazionali e costituzionali e la loro dignità”.

Chiusa una pagina giudiziaria, aperto il dibattito politico

L’assoluzione definitiva chiude un capitolo giudiziario ma riapre inevitabilmente quello politico sulle modalità di gestione dei flussi migratori. Per il centrodestra si tratta della conferma che le scelte operate dal governo giallo-verde nell’estate 2019 erano legittime e rientravano nelle prerogative dell’esecutivo. Per le opposizioni e le organizzazioni umanitarie resta invece la convinzione che quei giorni di agosto abbiano rappresentato una violazione dei diritti fondamentali di persone in fuga da guerre e persecuzioni. La sentenza della Cassazione stabilisce la correttezza formale dell’operato di Salvini, ma non placa il dibattito sull’equilibrio tra sovranità nazionale e obblighi internazionali in materia di soccorso in mare e accoglienza.

Pubblicato da
Maurizio Balistreri