Stipendi d’oro, piovono accuse e smentite

9 maggio 2014

S’è alzato il sipario sul teatrino dello stop agli stipendi d’oro. Annunciato ieri in pompa magna, oggi la bozza legislativa viene stoppata dalla politica. Infatti, è stato bloccato in commissione Bilancio dell’Ars l’emendamento sul tetto agli stipendi d’oro dei burocrati del Parlamento siciliano e della Regione. La norma, presentata dal presidente della commissione Affari istituzionali Antonello Cracolici (Pd), fissa a 200 mila euro lordi annui omnicomprensivi il tetto massimo per gli stipendi di dipendenti dell’Assemblea, della Regione e degli enti controllati. Ma ora arrivano precisazioni e ed errata corrige.

ARDIZZONE – “Leggo di mie presunte decisioni in ordine all’inammissibilità dell’emendamento A 58 a firma dell’onorevole Cracolici. Faccio presente, per amore di verità, che, per ragioni temporali e procedurali, questa presidenza non ha assunto, né poteva, assumere alcuna decisione, visto che il relativo disegno di legge si trova ancora all’esame della Commissione Bilancio. Tuttavia, condivido, nella forma e nel merito, quanto deciso in seno alla seconda Commissione”. Lo dichiara il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone.

CRACOLICI “Durante la seduta di ieri sera il presidente della commissione Bilancio ha letto una nota che indicava la parziale inammissibilita’ del mio emendamento sul tetto di 200 mila euro per gli stipendi di dirigenti della Regione, dell’Ars e degli enti controllati. A mia precisa domanda su chi fosse l’autore della nota, mi e’ stato risposto che si trattava di una comunicazione del presidente dell’Ars Ardizzone”. Lo dice Antonello Cracolici, parlamentare regionale del Pd e componente della commissione Bilancio, a proposito della seduta di ieri dedicata all’esame della manovra correttiva. “Bisogna fare chiarezza su quello che e’ accaduto – aggiunge Cracolici – per fugare ogni dubbio di essere di fronte ad una ‘nota anonima’ che servirebbe a giustificare un provvedimento di inammissibilita’ che continuo a ritenere inaccettabile, dal momento che l’emendamento non interviene sulla natura dei contratti in essere ne’ su diritti quesiti, ma sui limiti di tetto ai quali qualunque funzionario pubblico operante in Sicilia e pagato attraverso i fondi del bilancio della Regione, dovra’ attenersi. Altra cosa e’ la materia contrattuale, disciplinata da norme specifiche”. “E’ evidente – conclude Cracolici – che sul giudizio di inammissibilita’ occorrera’ un dibattito parlamentare”. 

VULLO  ”Non vorrei che l’emendamento che fissava un tetto massimo di 200 mila euro per gli stipendi dei burocrati regionali e del Parlamento siciliano divenisse un’araba fenice. Leggo di smentite a presunti niet alla proposizione della norma presentata dal collega Cracolici. Capisco che nella notte anche il lavoro in commissione lascia spazio a suggestioni oniriche, ma qualcuno ci spieghi perche’ non c’e’ stato un voto su quell’emendamento e chi lo ha bloccato”. Lo afferma il renziano Gianfranco Vullo, deputato regionale del Pd all’Assemblea regionale siciliano, ritornando a parlare dell’emendamento che fissa un tetto agli stipendi dei burocratici, dichiarato ieri sera inammissibile durante i lavori della commissione Bilancio sulla manovrina. “Credo che l’emendamento vada ripresentato in Aula e approvato come legge – aggiunge -. Solo cosi’ daremo un segnale chiaro di riduzione dei costi del parlamento regionale, al netto delle professionalita’ degli alti burocrati che nessuno vuole mettere in discussione. Ma leggere di stipendi erogati per 500 mila euro francamente fa specie. Smettiamola allora col teatro dei pupi sul salary cap per i dirigenti”.

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