Il destino del match si decide tutto nel primo tempo: rete iniziale di Dumfries, rigore trasformato da Davis per l’1-1 e infine la bordata vincente di Atta. Da lì in avanti, assedio sterile della squadra di Chivu, con il VAR protagonista nell’annullare il gol del 2-2 a Dimarco.
Un avvio illusorio e il risveglio friulano
L’Inter aveva cominciato con la sicurezza di chi pensava di poter replicare la prova brillante vista contro il Torino. Bisseck al posto di Pavard, Calhanoglu di nuovo in regia: la macchina nerazzurra si mette subito in moto. Lautaro inventa, Thuram sfonda e Dumfries finalizza l’azione che vale l’1-0. San Siro esplode e sembra il preludio a un pomeriggio di festa.
Ma il vantaggio invece scuote l’Udinese. La squadra di Runjaić, compatta e fisica, alza i giri e trova il pari con il rigore di Davis, provocato proprio da un tocco di mano di Dumfries. Pochi minuti dopo, al 40’, arriva la stoccata decisiva: Atta, con un gran tiro dal limite, sigla l’1-2 che ammutolisce il Meazza.
Assedio senza premi, il Var come incubo
La ripresa è un monologo nerazzurro. Barella trascina i compagni, Calhanoglu sfiora il pari con un destro che accarezza il palo, Thuram sfiora di testa. Al 56’, il boato dello stadio: azione da manuale, Dimarco trova il 2-2. Ma la gioia dura pochi istanti: il VAR segnala la posizione irregolare di Thuram. Gol cancellato, rabbia crescente, inerzia della partita che pende a favore dei friulani.
Chivu prova il tutto per tutto inserendo Mkhitaryan ed Esposito, che con coraggio infiamma il pubblico. Ma la palla non entra: Carlos Augusto viene stoppato sulla linea, Zielinski si vede murare la conclusione del possibile pareggio all’ultimo respiro. L’epilogo è amaro, la curva applaude ma lo stadio lascia trasparire frustrazione.
Una lezione da assimilare
La sconfitta pesa più per le modalità che per la classifica. L’Inter ha costruito, ha creduto, ha spinto fino all’ultimo, ma non ha trovato il modo di scardinare un’Udinese solida, ordinata, pragmatica. Il VAR ha inciso, ma sarebbe riduttivo ridurre tutto agli episodi.
Chivu dovrà riflettere sulla sterilità offensiva nei momenti decisivi, sull’incapacità di concretizzare una pressione costante e sulla gestione emotiva del gruppo dopo il gol annullato. Il calendario non concede tregua: sabato 13 settembre i nerazzurri saranno attesi a Torino dalla Juventus, in una sfida che già profuma di verità per misurare le reali ambizioni della squadra.