Il piano operativo dell’operazione Triton, la missione navale nel Mediterraneo centrale dell’Agenzia Ue per le frontiere esterne, sarà rivisto nelle prossime settimane dal gruppo di lavoro formato dagli esperti di Frontex e dai rappresentanti dell’Italia in quanto “paese ospite”, e poi presentato “a settembre” agli altri Stati membri partecipanti all’operazione, che devono dare il loro accordo, all’unanimità. Lo ha detto oggi a Bruxelles, parlando con i giornalisti al termine di un’audizione al Parlamento europeo, il direttore dell’Agenzia, Fabrice Leggeri (foto). “Vedremo – ha aggiunto – come migliorare il mandato” dell’operazione, ma, ha insistito, “non e’ solo una questione fra Italia e Frontex”. E’ stato il governo italiano, durante una riunione ieri a Varsavia, nella sede di Frontex, a chiedere di rivedere il piano, in particolare per prevedere la possibilità che una parte degli sbarchi dei migranti salvati in mare avvenga in porti di paesi diversi dall’Italia, che nel piano attuale (predisposto alla fine del 2014) è l’unico approdo possibile. Su questo punto nella riunione di ieri, ha riferito il direttore di Frontex, “ho sentito la richiesta dell’Italia, ma non ho registrato alcuna disponibilità da parte degli altri Paesi partecipanti”.
“Un piano operativo – ha continuato Leggeri – deve essere condiviso tra Frontex e lo Stato ospite, e attualmente l’Italia è lo Stato ospite di Triton, ma gli Stati che partecipano all’operazione devono essere d’accordo con il piano operativo”. “Questo gruppo di lavoro – ha spiegato ancora – ha l’obiettivo, per il mese di settembre, di potere condividere un progetto con gli Stati membri partecipanti. Dunque, in un primo tempo, senza ritardi, l’Italia e Frontex lavoreranno su miglioramenti e adattamenti del piano operativo di Triton. In settembre spero che avremo delle cose da presentare agli altri Stati membri dell’Ue e di Schengen, per vedere la loro reazione e vedere se sono d’accordo a partecipare a Triton, che avrà un nuovo piano operativo, o un piano operativo migliorato o emendato”. A chi chiedeva se, indipendentemente dall’approvazione degli Stati partecipanti all’operazione, lo sbarco di una parte dei migranti salvati in mare sia tecnicamente possibile in porti non italiani, Leggeri ha risposto: “E’ una questione complessa, per tutta una serie di motivi politici prima di tutto; e Frontex non deve risolvere questioni politiche. Ci sono anche ragioni operative e giuridiche delle quali bisogna tenere conto. Frontex terrà conto di queste questione giuridiche e operative, ma l’Agenzia – ha concluso – non ha la missione di risolvere problemi e questioni politiche”.