Politica

Scontro in Cdm su coprifuoco, Draghi stoppa le 23. La Lega si astiene

Mario Draghi è stato irremovibile con la Lega: la decisione è stata presa insieme, sul coprifuoco non si cambia. Sull’approvazione del decreto riaperture, passato oggi in Consiglio dei ministri, si consuma un duro scontro politico nella maggioranza. La seduta è cominciata con oltre un’ora di ritardo, in cui Draghi ha riunito i ministri per affrontare alcuni “nodi”, in primo luogo lo slittamento del coprifuoco dalle 22 alle 23 chiesto dalla Lega (con il parere favorevole anche di Forza Italia e Italia viva). Una riunione definita come “franca” e a tratti “accesa” dai partecipanti, durante la quale il premier, viene riferito, ha definito “incomprensibile” la richiesta del Carroccio, a fronte di posizioni “già concordate e assunte insieme”.

Nessuna modifica al coprifuoco, dunque, come sostenuto anche da Pd, M5s e dal ministro della Salute Roberto Speranza. Dopo la riunione si è quindi aperta la seduta vera e propria del Consiglio, durata appena mezz’ora, che si è conclusa con l’approvazione del decreto, ma con l’astensione della pattuglia leghista, non convinta per “coprifuoco, restrizioni per i locali al chiuso, aperture troppo posticipate e confuse per palestre e piscine”. La decisione della Lega apre una accesa polemica nella maggioranza. “Non potevamo votare un decreto che continua a imporre chiusure, coprifuoco, limitazioni”, tuona a caldo Matteo Salvini annunciando che “voteremo il prossimo decreto se insieme al piano vaccinale e alla tutela della salute prevederà il ritorno alla vita e il ritorno al lavoro”. Contro il leader leghista, e a sostegno di Draghi, gli altri partiti della maggioranza fanno però quadrato.

Peppe Provenzano, vice segretario del Pd, parla di “una prova di irresponsabilità” che “mette in difficoltà Draghi e l’intero Governo” e accusa Salvini di giocare una “partita” per “la leadership con la Meloni” sulla “pelle degli italiani”. Anche il M5s lo accusa di pensare all’interesse di partito prima che al bene del Paese, in un “film già visto, che non ha pagato”. Per Federico Fornaro (Leu) “con l’astensione di questa sera la Lega mina la credibilità del Governo e Salvini, nei fatti, sconfessa la sua delegazione di ministri”. A sera, il segretario leghista sembra voler gettare acqua sul fuoco, dicendo di aver sentito Draghi, prima del Cdm, e di avergli ribadito la sua “fiducia”. Però, rilancia anche chiedendo un nuovo decreto, entro metà maggio, per “consentire il ritorno alla vita e al lavoro”. Comunque sia, l’esito di oggi della seduta del governo ha mostrato un presidente del Consiglio non disposto ad accettare ‘diktat’. Ma ha anche creato una ferita potenzialmente grave nella maggioranza e solo i prossimi passi (a partire dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che andrà in Consiglio venerdì) diranno se è stato un incidente di percorso o l’inizio di una navigazione travagliata per i prossimi mesi. askanews

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