Scontro Sarri-Mancini va a finire in tribunale, la Dc querela l’allenatore del Napoli

Scontro Sarri-Mancini va a finire in tribunale, la Dc querela l’allenatore del Napoli
23 gennaio 2016

Approda in un’aula di giustizia la polemica tra l’allenatore del Napoli Maurizio Sarri e quello dell’Inter, Roberto Mancini, scoppiata sul campo di calcio, dopo la partita di Coppa Italia Napoli-Inter. Ma non per gli insulti ‘frocio’ e ‘finocchio’, lanciati da Sarri all’indirizzo di ‘Mancio’ a fine match. Ad offendersi è stata la Democrazia cristiana, che ha presentato oggi, al Procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, una denuncia-querela nei confronti di Maurizio Sarri, attraverso i legali Anthony De Lisi e Angela Ajello del Foro di Palermo. A fare scattare la denuncia sono state le frasi pronunciate da Sarri in conferenza stampa, quando, per giustificarsi per gli insulti a Mancino, ha spiegato: “Ho detto la prima offesa che mi è venuta in mente, gli avrei potuto dire sei un democristiano”. Parole che hanno fatto saltare sulla sedie i democristiani. Secondo la Balena bianca, “non vi è dubbio che il comportamento di Sarri abbia di fatto leso l’appartenenza a coloro i quali si riconoscono nella Democrazia Cristiana, oltre che a tutti i cittadini che comunque ne riconoscono la valenza sociale, politica e culturale”.

Per Alessi, “tale comportamento assume una forza lesiva pragmatica se si considera proprio il paragone reso esplicito dal Sarri. Invero, lo stesso ha posto a paragone, con evidente atteggiamento denigratorio e razzista, oltre che omofobo, l’essere omosessuale all’appartenenza alla Democrazia Cristiana. Orbene, il comportamento posto in essere dal Sarri non lascia residuare dubbio sulla portata denigratoria e offensiva di quanto proferito”. “Infatti, non può non essere trascurato l’impatto che tali affermazioni hanno avuto anche sui social network i quali offrono tangibile dimensione dell’impatto diffamatorio che il comportamento del Sarri ha generato. Pertanto, non vi è dubbio alcuno che la fattispecie de qua integri appieno il delitto di diffamazione a mezzo stampa”. Il querelante si è, infine, riservato di “costituirsi parte civile nel prosieguo dell’eventuale instaurando giudizio”.

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