Paolo Zangrillo
Il governo ha sottoscritto il contratto collettivo nazionale per il comparto istruzione e ricerca relativo al triennio 2022-2024, garantendo aumenti medi mensili di 150 euro per i docenti e 110 euro per il personale ATA. L’intesa, siglata all’ARAN da 5 sigle sindacali su 6, coinvolge 1,2 milioni di dipendenti pubblici e chiude la tornata contrattuale per tutti i comparti della pubblica amministrazione.
Il ministro della Funzione pubblica Paolo Zangrillo ha annunciato che con questo accordo si completa “a tempo record” il ciclo negoziale 2022-2024 per l’intera PA. “Ciò significa che potremo riconoscere ai 3,4 milioni di dipendenti pubblici nel periodo 2022-2027 incrementi tra il 12 e il 14 per cento”, ha dichiarato Zangrillo, aggiungendo che è già pronto l’avvio del negoziato per il triennio 2025-2027.
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha definito il risultato “storico”, sottolineando che per la prima volta la scuola italiana ottiene continuità contrattuale dopo anni di blocco. “Gli stipendi erano fermi dal 2009 al 2018 sotto diversi governi. Oggi diamo rispetto e dignità a chi lavora per l’istruzione dei nostri giovani”, ha affermato il ministro.
La firma del contratto determina arretrati pari a 1.948 euro per i docenti e 1.427 euro per il personale ATA, che saranno erogati già a gennaio 2026 come una sorta di seconda tredicesima. A questi si aggiungeranno gli arretrati del prossimo contratto 2025-2027, per un totale di circa 2.500 euro per gli insegnanti e oltre 1.830 euro per gli ATA.
Il ministero dell’Istruzione ha stanziato 240 milioni di euro aggiuntivi di risorse proprie per riconoscere una tantum immediata a docenti e personale ATA. La legge di bilancio prevede inoltre 170 milioni per la detassazione del salario accessorio, equivalenti a 140 euro di ulteriore una tantum, mentre il taglio del cuneo fiscale garantirà un incremento fino a 850 euro annui per la maggior parte dei docenti.
Valditara ha evidenziato che sommando i contratti 2019-2021 e 2022-2024 gli aumenti raggiungono rispettivamente 123 e 150 euro per i docenti, 89 e 110 euro per gli ATA. “Con il 2025-2027, quando sarà firmato anche questo contratto, arriveremo a un totale di 416 euro lordi mensili in più per gli insegnanti e 303 euro per il personale ATA”, ha precisato.
Il ministro ha annunciato l’introduzione da gennaio 2026 di un’assicurazione sanitaria integrativa con rimborsi fino a 3.000 euro l’anno, che si aggiunge alla copertura contro gli infortuni sul lavoro, prima a carico dei lavoratori. È stato inoltre aumentato a 60 euro mensili il bonus per le lavoratrici madri.
“Nonostante i 40 miliardi di euro di oneri per il Superbonus che pesano sul bilancio dello Stato, siamo riusciti a investire sulla scuola”, ha dichiarato Valditara, rivendicando l’impegno del governo nella valorizzazione del personale scolastico attraverso più soldi in busta paga e maggiori tutele. Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta su X: “Dopo anni di blocchi, restituiamo continuità e rispetto a chi lavora ogni giorno per i cittadini”, riferendosi sia al contratto scuola sia a quello degli enti locali, che prevede aumenti medi di 150 euro mensili per dipendenti di regioni, province e comuni.
L’accordo è stato firmato da CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal, GILDA Unams e ANIEF. Unica a non firmare è stata la FLC-CGIL. La segretaria generale CISL Scuola Ivana Barbacci ha espresso “molta soddisfazione”, sottolineando che non aveva senso perdere altro tempo per margini inesistenti di miglioramento. “Una scelta giusta fatta al momento giusto, che rende concreta la possibilità di procedere in tempi brevi col rinnovo del 2025-2027”, ha affermato.
Barbacci ha evidenziato l’importanza del riallineamento dei tempi contrattuali: “Per la prima volta da decenni si riuscirebbe a ottenere gli aumenti nel corso del triennio di vigenza, senza i trascinamenti che hanno portato a rinnovi oltre la scadenza”. In una dichiarazione congiunta le parti si sono impegnate ad avviare immediatamente il negoziato per il triennio successivo.
La Federazione Gilda Unams ha firmato pur rilevando che “le risorse stanziate siano esigue rispetto all’inflazione del triennio”. Il coordinatore nazionale Vito Carlo Castellana ha ribadito che “finché non avverrà lo scorporo della scuola dalla contrattazione per tutto il pubblico impiego sarà impossibile restituire autorevolezza e riconoscibilità sociale al personale”.
Unica a non firmare è stata la FLC-CGIL, che ha denunciato come “non sussistano le condizioni per la sottoscrizione”. La categoria ha spiegato in una nota che “gli incrementi stipendiali, per oltre il 60 per cento già erogati in busta paga sotto forma di indennità di vacanza contrattuale, coprono neanche un terzo dell’inflazione del triennio e sanciscono la riduzione programmata dei salari del comparto”.
Il sindacato ha annunciato l’avvio dei passaggi statutari per valutazioni e iniziative, con consultazione delle RSU e di tutti i lavoratori. “Proseguiremo nella richiesta di stanziamento di risorse aggiuntive nella legge di bilancio 2026 ancora in discussione, mettendo in campo tutte le iniziative di mobilitazione necessarie”, ha dichiarato la FLC-CGIL.
Il ministro Zangrillo ha replicato sostenendo che “escludendo la Cgil, che continua a fare politica isolandosi, abbiamo un fronte sindacale che riconosce il lavoro e l’impegno del governo”. Il ministro ha confermato l’intenzione di rinnovare tutti i contratti pubblici entro il 2026, dopo aver completato anche gli accordi per i comparti funzioni centrali, sanità, difesa e sicurezza.