Sfuma mozione sfiducia M5s contro Commissione Ue. La Sinistra abbandona i grillini

Sfuma mozione sfiducia M5s contro Commissione Ue. La Sinistra abbandona i grillini
20 maggio 2016

di Enzo Marino

E’ sfumata la mozione di sfiducia contro la Commissione europea che l’Europarlamento avrebbe dovuto votare giovedì prossimo, a mezzogiorno, durante la “mini plenaria” di Bruxelles: 16 eurodeputati della Sinistra unitaria europea (Gue) hanno ritirato ieri la propria adesione alla mozione, che era stata presentata dal capodelegazione del Movimento 5 Stelle Piernicola Pedicini, e il numero di firme (inizialmente 86) è sceso sotto la soglia minima di 76 (il 10% dei 751 seggi). Il motivo del ritiro delle firme è che gli eurodeputati del Gue/Sinistra unitaria (fra cui gli italiani Eleonora Forenza, Curzio Maltese e Barbara Spinelli) non hanno voluto continuare un’azione che li avrebbe visti dalla stessa parte dell’estrema destra e della Lega Nord, dopo che la mozione di sfiducia aveva ottenuto anche il sostegno del gruppo “Europa delle nazioni e delle libertà”, guidato da Marine Le Pen e da Matteo Salvini. Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha così inviato una lettera oggi al presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, per informarlo del fatto che “diversi eurodeputati hanno ritirato la loro firma” alla mozione di censura ricevuta il 12 maggio scorso, che “di conseguenza, non ha più il sostegno di un decimo dei componenti del Parlamento”.

La mozione accusava l’Esecutivo comunitario di aver mancato di presentare, come sarebbe stata obbligata a fare in base al Regolamento Ue sui Biocidi (528/2012), i criteri scientifici determinanti per definire e individuare i “perturbatori endocrini”, sostanze chimiche largamente presenti nei prodotti di consumo, e in particolare nei materiali plastici, che interferiscono con il sistema ormonale, e che sono sospettate di causare diverse malattie (alcuni tipi di cancro, infertilità, obesità, diabete, disturbi neuro-comportamentali). La Commissione avrebbe dovuto fornire questa “definizione operativa”, necessaria a permettere il ritiro dal mercato di tutti i prodotti contenenti gli interferenti endocrini, entro il mese di dicembre 2013. Ma un’offensiva senza precedenti delle lobby dei pesticidi, della chimica e di altri settori industriali è riuscita a bloccare l’iniziativa, esigendo che fosse prima elaborato da Bruxelles uno “studio d’impatto” economico delle eventuali misure restrittive derivanti dai criteri d’identificazione dei perturbatori endocrini.

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La Commissione ha ceduto alle pressioni delle lobby industriali e, due anni e mezzo dopo, sta ancora lavorando allo studio d’impatto. La mozione rilevava che, secondo lo stesso Esecutivo comunitario (Linee guida sulla “”Better Regulation” del 19 maggio 2015), gli studi d’impatto dovrebbero servire per “valutare se future azioni legislative o non legislative dell’Ue siano giustificate e come possano contribuire al meglio al conseguimento degli obiettivi perseguiti”, e non hanno duncque nulla a che vedere con la definizione di criteri che identifichino i perturbatori endocrini, e che dovrebbero basarsi unicamente su considerazioni scientifiche. Il 16 dicembre 2015, la Corte europea di Giustizia, a seguito di un ricorso iniziato dalla Svezia e appoggiato da Francia, Danimarca, Finlandia e Olanda, a cui si sono associati anche l”Europparlamento e il Consiglio Ue, ha condannato la Commissione per aver mancato al suo dover di definire i criteri scientifici per l’identificazione dei perturbatori endocrini, e intimava all’Esecutivo comunitario di procedere senza indugio. La Commissione, invece, ha continuato a prendere tempo adducendo come motivazione l’elaborazione ancora in corso dello studio d’impatto, che ha promesso di pubblicare entro giugno.

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