Si lavora per prolungare la tregua. Probabili ostacoli per morte Kfir Bibas

Si lavora per prolungare la tregua. Probabili ostacoli per morte Kfir Bibas
30 novembre 2023

Con l’avvicinarsi della scadenza della tregua tra Hamas e Israele, i mediatori, guidati da Egitto e Qatar, stanno lavorando per garantire un nuovo prolungamento. L’obiettivo è agevolare il rilascio di ulteriori ostaggi e garantire un continuo accesso agli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Doha esprime fiducia nel successo dell’operazione, con il portavoce del Ministero degli Esteri, Majed Al-Ansari, che afferma di essere “molto ottimista” nel comunicare “buone notizie oggi”.  

I leader internazionali si schierano a favore di un’estensione della tregua: dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che invoca un “vero cessate il fuoco umanitario”, al Papa Francesco che auspica “la continuazione della tregua a Gaza”. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken assicura: “Ci concentreremo per estendere il cessate il fuoco”. Tuttavia, Israele mantiene la condizione preliminare di ottenere il rilascio di ulteriori ostaggi, sottolineando che la tregua non può essere indefinita.

 

 

Cisgiordania, operazioni israeliane continuano

 

Un funzionario israeliano ha dichiarato: “Finché avremo liste dei nostri rapiti, continueremo per un massimo di 10 giorni”. Al contrario, Hamas si è dichiarata favorevole a un’estensione di quattro giorni. Si dice che Israele abbia richiesto che nelle future liste di individui da liberare siano inclusi anche uomini, oltre a donne e bambini. Nel frattempo, i miliziani hanno rilasciato due russi, rapiti negli attacchi del 7 ottobre, come gesto al presidente russo Vladimir Putin, separatamente dal rilascio concordato con Israele per oggi. I progressi delle trattative potrebbero essere ostacolati dalla notizia della morte di Kfir Bibas, il più giovane ostaggio nelle mani dei militanti palestinesi, come riferito dalle Brigate Al Qassam. Secondo Hamas, il bambino è stato ucciso insieme al fratellino di 4 anni, Ariel, e alla madre Shiri durante i raid di Tel Aviv. L’esercito israeliano sta verificando le affermazioni, ribadendo che Hamas è “interamente responsabile della sicurezza degli ostaggi”.

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Tra i recentemente liberati c’è Yocheved Lifshitz, 85 anni, che ha raccontato di aver visto il leader di Hamas, Yahya Sinwar, durante la prigionia e di avergli chiesto: “Come fai a non vergognarti?”. Mentre le trattative si sviluppano, il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant avverte: “Le nostre forze in aria, mare e terra sono pronte per una ripresa immediata degli scontri”. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu sottolinea che l’obiettivo della campagna militare è eliminare completamente Hamas, garantendo che non sia “più una minaccia per Israele”. Mentre Gaza attende il suo destino, le operazioni israeliane continuano in Cisgiordania. Si segnala un raid a Jenin, con il Ministero della Salute palestinese che denuncia l’uccisione di due minori, di 8 e 15 anni, da parte delle forze occupanti. Tel Aviv rivendica l’eliminazione di due alti comandanti miliziani, tra cui Muhammad Zabeidi, leader delle brigate Jenin, presunto responsabile (secondo Tel Aviv) di due sparatorie avvenute a maggio con la morte di un civile e ferimenti a soldati.

 

 

L’affondo di Recep Tayyip Erdoğan

Intanto, arriva un affondo di Recep Tayyip Erdoğan contro il premier israeliano. “Netanyahu, che ha commesso una delle peggiori atrocità del secolo scorso a Gaza, ha già scritto il suo nome nella storia come il macellaio di Gaza” ha tuonato il presidente della Turchia durante un discorso al Parlamento turco. “Le dichiarazioni dell’amministrazione Netanyahu riducono le nostre speranze di una soluzione umanitaria duratura”, ha aggiunto, “alimentando l’antisemitismo con i suoi crimini a Gaza, mette in pericolo la sicurezza del popolo israeliano e di tutti gli ebrei”.

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