La Giunta regionale siciliana ha approvato oggi il secondo e decisivo stralcio del Piano regionale di gestione dei rifiuti, dedicato ai rifiuti speciali, completando così un iter normativo atteso da anni. Il provvedimento, ora destinato al vaglio del ministero dell’Ambiente e della Commissione Europea, punta a colmare un deficit strutturale nell’isola: la carenza di impianti adeguati per il recupero e lo smaltimento di scarti industriali, sanitari, agricoli e tecnologici, in un contesto in cui la produzione di tali rifiuti è cresciuta del 24% tra il 2018 e il 2022.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha definito il documento “uno strumento moderno, integrato e orientato alla sostenibilità”, nato con l’obiettivo di affrontare in modo sistemico una situazione “molto complessa”. La Sicilia, infatti, produce quasi 9 milioni di tonnellate annue di rifiuti speciali – un dato in costante crescita – ma dispone di una rete impiantistica insufficiente, con conseguenze negative sull’ambiente e sulla salute pubblica.
Il nuovo stralcio del Piano interessa una vasta gamma di rifiuti: dagli scarti agricoli e industriali ai materiali da costruzione e demolizione, dai veicoli fuori uso ai cosiddetti Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche). Questi ultimi – cellulari, computer, elettrodomestici dismessi – rappresentano una sfida cruciale: contengono sostanze tossiche, ma anche metalli preziosi come oro, rame e cobalto, il cui recupero è essenziale per l’economia circolare.
Nonostante le difficoltà strutturali, i dati mostrano segnali incoraggianti. Tra il 2018 e il 2022, la percentuale di recupero di sostanze inorganiche è salita dal 67% al 74%, mentre lo smaltimento in discarica è sceso dal 43% al 35%. Un miglioramento che, secondo gli esperti, va attribuito a una maggiore consapevolezza e a interventi mirati, anche se ancora insufficienti rispetto alle esigenze del territorio.
Il Piano non si limita a fissare obiettivi tecnici: introduce criteri stringenti per la localizzazione di nuovi impianti e per il rinnovo delle autorizzazioni esistenti, con l’intento di evitare il proliferare di strutture obsolete o inadeguate. Ma la vera novità è l’approccio partecipativo: per la prima volta, la Regione punta su campagne di sensibilizzazione e coinvolgimento diretto dei cittadini, chiamati a segnalare abbandoni illegali e a partecipare a iniziative di pulizia dei territori.
L’obiettivo è duplice: ridurre l’impatto ambientale e costruire una cultura del rifiuto come risorsa, non come scarto. In un’isola storicamente alle prese con emergenze rifiuti e ritardi infrastrutturali, questa svolta potrebbe rappresentare un punto di non ritorno – a patto che le parole si traducano rapidamente in azioni concrete e controllabili.