Il parlamento siciliano
Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana apre al rimpasto di giunta e propone modifiche al regolamento parlamentare per evitare l’ostruzionismo. Durante gli auguri di fine anno con la stampa parlamentare nella sede di Catania dell’Ars, Galvagno difende la manovra finanziaria approvata e attacca le dichiarazioni di voto strumentali che hanno appesantito i lavori. “Credo che dopo tre anni e qualche mese un rimpasto sia fisiologico e possa essere anche strategico in funzione dei quasi due anni che ci separano dalle prossime elezioni”.
Gaetano Galvagno non usa giri di parole e mette sul tavolo la questione del riassetto della giunta regionale. Il presidente dell’Ars lo ha fatto chiaro durante il tradizionale scambio di auguri con i cronisti parlamentari, scegliendo simbolicamente la sede catanese dell’Assemblea per lanciare il messaggio. “Fare una riflessione su un rimpasto credo sia cosa buona e giusta, non ci vedo nulla di male”, ha aggiunto. Finora, a parte qualche rettifica, non erano stati fatti interventi significativi in tal senso. Galvagno è convinto che il presidente della Regione sia favorevole all’operazione, anche se ammette di non essersi ancora confrontato con lui nei dettagli. L’obiettivo è rinsaldare la maggioranza in vista delle elezioni del 2027.
Ma il presidente dell’Ars non si è limitato al tema del rimpasto. Ha attaccato frontalmente il regolamento parlamentare, definendolo “uno scempio” che va modificato. “Il problema non è tanto il voto segreto, che se si vuole abolire per maggiore trasparenza va bene”, ha spiegato. Il nodo centrale è un altro: il regolamento consente ai deputati di intervenire con dichiarazioni su ogni singola norma, rallentando i lavori in modo insostenibile.
La proposta di Galvagno è netta: durante la votazione di una legge, a un certo punto non si deve più poter intervenire. Le dichiarazioni di voto vanno concentrate solo alla fine. “Durante la manovra finanziaria ci sono state sedute con sei ore di chiacchiere, con dichiarazioni di voto strumentali servite solo a rallentare e a esasperare i toni”, ha denunciato. Il presidente dell’Ars ha fatto riferimento ai “capricci di qualcuno” che avrebbero voluto allungare i tempi fino a portare la Regione all’esercizio provvisorio.
Particolarmente duro lo scontro con il Movimento 5 Stelle. Galvagno ha citato la deputata Stefania Campo, che si è lamentata di un presunto bavaglio. “Incredibile”, ha commentato il presidente, ricordando che in capigruppo era stato deciso all’unanimità, con l’assenso del capogruppo pentastellato Antonio De Luca, che dopo le 20 di sabato non si potevano più fare dichiarazioni di voto. “Ma che senso ha intervenire alle 2 di notte per fare dichiarazioni?”, si è chiesto retoricamente.
Sul rimpasto, Galvagno ha ribadito la necessità di una riflessione strategica. “Credo che il presidente della Regione sia assolutamente favorevole anche per rinsaldare quella maggioranza che dovrà essere la stessa alle prossime elezioni del 2027”, ha sottolineato. Un passaggio significativo ha riguardato la Democrazia Cristiana, rimasta fuori dalla giunta nonostante l’appoggio parlamentare.
“Alla componente dei deputati della Dc, rimasta in aula senza avere neanche un rappresentante all’interno della giunta regionale, dovremmo dire grazie”, ha dichiarato Galvagno. I democristiani hanno garantito un appoggio esterno, rimanendo in maggioranza fino al voto finale della manovra. “Questa è una valutazione che dovrà fare chiaramente il presidente della Regione circa sul proseguo”, ha aggiunto, lasciando intendere che la questione potrebbe essere risolta proprio con il rimpasto.
Sulla manovra finanziaria appena approvata, il presidente dell’Ars ha rivendicato il risultato ottenuto. “È stata la manovra più pesante da quando sono in Assemblea”, ha ammesso. Arrivata con 28 articoli, era uscita dalla commissione Bilancio con 134, poi ridotti con lo stralcio degli ordinamentali e di altri articoli. Nonostante le difficoltà, l’obiettivo è stato centrato.
“È il terzo anno consecutivo senza esercizio provvisorio, non ci sono precedenti almeno dal 1965 in poi”, ha sottolineato con orgoglio Galvagno. Un dato che, secondo lui, ha contribuito al miglioramento del rating della Regione da parte delle agenzie internazionali. “Se hanno innalzato il rating è perché c’è una situazione di maggiore stabilità rispetto al passato e ritengo che questo sia anche frutto del lavoro fatto in Assemblea”.
Il presidente ha poi difeso l’assenza di norme ordinamentali nella manovra, che in passato avevano creato problemi poi risolti con i collegati. Sulle norme territoriali, invece, ha espresso un’opinione controcorrente: “Non ci vedo nulla di male se il Parlamento interviene perché il tetto di una chiesa è crollato o per finanziare una strada”. Un messaggio chiaro sulla funzione dell’Assemblea nel rispondere alle esigenze concrete del territorio.