Arriva l’avviso di conclusione delle indagini per il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno. La Procura di Palermo si è presa fino all’ultimo giorno utile prima della scadenza dei termini per notificare gli avvisi che preludono alla richiesta di rinvio a giudizio per complessivi sette imputati.
Oltre a Galvagno, ricevono la notifica la sua ex portavoce Sabrina De Capitani, gli imprenditori Marcella Cannariato e Nuccio La Ferlita, e altre tre figure considerate “minori” nell’inchiesta: Alessandro Alessi (titolare di una società che organizza eventi per la Fondazione Dragotto), Marianna Amato e Giuseppe Cinquemani, segretario particolare di Galvagno.
Per il presidente dell’Ars cadono alcune delle principali accuse finite sui giornali, in particolare quelle relative ai biglietti gratuiti per spettacoli e l’abito ricevuto in regalo. Un elemento che ha portato Galvagno a dichiararsi “sollevato” rispetto all’intera vicenda.
L’inchiesta ruota attorno a un presunto sistema di scambi di favori tra Galvagno, la sua ex portavoce De Capitani e l’imprenditrice Cannariato. Secondo l’accusa, De Capitani avrebbe agito come “intermediaria e facilitatrice degli accordi illeciti”, mentre il presidente dell’Ars si sarebbe attivato per l’erogazione di contributi in favore della Fondazione Marisa Bellisario e della Fondazione Tommaso Dragotto.
Tra le utilità contestate emerge la nomina di Franco Ricci, compagno di Sabrina De Capitani, nel Consiglio di amministrazione della Sicily by Car. Le intercettazioni rivelano dialoghi significativi:
In cambio di quest’ultimo finanziamento, La Ferlita avrebbe dato una consulenza da 20.000 euro a De Capitani e versato 8.000 euro al giornalista Salvatore Pintaudi.
Un filone specifico dell’inchiesta riguarda l’uso dell’auto di servizio. Secondo gli inquirenti, la vettura Audi A6 assegnata a Galvagno sarebbe stata utilizzata almeno sessanta volte tra gennaio e dicembre 2024 per scopi privati, trasformandosi in una navetta per familiari, amici e conoscenti.
A bordo sarebbero saliti la sorella e la cugina del presidente, l’ex assessore Ruggero Razza (non indagato) e altre persone senza ruoli pubblici. L’auto sarebbe stata usata per i più svariati scopi: trasporto bagagli, acquisto di fiori, soste in pasticceria, ritiro di kebab e patatine fritte, viaggi verso aeroporti e abitazioni private.
Nonostante la caduta di alcune accuse, per Galvagno rimangono contestazioni significative, in particolare quella di peculato per l’uso dell’auto di servizio. Il presidente dell’Ars ha dichiarato di confidare “con l’integrale accesso agli atti di poter dissipare i dubbi e le perplessità sulla correttezza istituzionale del mio operato”.
Gli avvocati hanno venti giorni da ieri per depositare memorie difensive o chiedere ai pm di ascoltare nuovamente i loro assistiti. Intanto, il grosso potrebbe arrivare a settembre, o addirittura a ottobre, con la possibile richiesta di rinvio a giudizio che riunisce tutti e tre i filoni dell’inchiesta. Si tratta delle indagini sulla presunta corruzione alla Fondazione Federico II, quelle legate alla mostra dell’artista italo-egiziano Omar Hassan, e infine il filone che coinvolge Elvira Amata, assessora al Turismo della Giunta Schifani, anche lei accusata di corruzione.