Sicilia, a Le Vie dei Tesori di Palermo tre nuove mostre

Sicilia, a Le Vie dei Tesori di Palermo tre nuove mostre
Cupola del SS. Finita di edificare nel 1690, dalla cupola è possibile osservare tutta la città di Palermo, dal porto a Monreale
5 ottobre 2017

A pochi passi da uno dei monumenti dell’UNESCO di Palermo, c’è una piccola cappella con le finestre che si affacciano sul palazzo della Zisa: è praticamente sconosciuta, nascosta da una “sorella” settecentesca, intitolata a Gesù, Maria e Santo Stefano. Invece la normanna cappella della Santissima Trinità è uno dei luoghi de Le Vie dei Tesori che domani (venerdì 6 ottobre) apre il secondo dei cinque weekend in programma. La chiesa, a navata unica, era con ogni probabilità collegata al “sollazzo” regio, da cui eredita le muqarnas, attraverso una struttura architettonica ormai perduta. Ma la Santissima Trinità permette anche un colpo d’occhio dall’alto sulla Zisa da una prospettiva inedita, e sui Cantieri culturali. Ma consente anche di conoscere il colore originario delle cupole della celebre architettura arabo-normanna: sotto Ruggero II, infatti, le cupole erano tutte rosate e divennero grigie per effetto di sole e pioggia. Si deve al Patricolo, a fine `800, quel rosso mattone che le ha rese famose in tutto il mondo. Quella della Santissima Trinità è tra le poche che conserva il colore originario. Conosciuta a pochi, sopraffatta dalla magnificenza della Cappella Palatina, è anche la Chiesa Inferiore che vive una sua storia profondamente legata a Palazzo dei Normanni, visto che nel 1166 vi fu deposto il sarcofago di re Guglielmo I. Se volete continuare lungo l’itinerario normanno da non perdere l’austera chiesa della Magione, ma soprattutto quel che resta del Palazzo dell’Uscibene (fondo De Caro, alle spalle di via Regione Siciliana). Un vero e proprio “sollazzo” regio, di cui resta ancora la struttura ad archi che pochi giorni fa è stata liberata e ripulita dalla squadra di pronto intervento della Soprintendenza: il palazzo risale a re Ruggero II ed è molto simile alla Zisa, probabilmente aveva dinanzi un giardino e una peschiera e sicuramente possiede due camere dello scirocco sotto il livello stradale.

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Presto sarà restaurato, intanto è bellissimo scoprirlo, meglio se con scarpe comode e chiuse. Fuori dalle mura, nella cosiddetta Conigliera, potrete scoprire da dove arriva l’acqua della città: le sorgenti naturali del Gabriele (aperte sabato dalle 10 alle 17,30, poi si dovrà aspettare il 15, 20 e 28 ottobre) nascono da Monte Cuccio e sono gestite dall’Amap che permette questa vista suggestiva: il Villabianca fa risalire il nome Gabriele all’arabo Al Garbal che significa grotta irrigante. E fa capire che già nel X secolo si conosceva il sito, da cui sgorgava l’acqua che alimentava i mulini. E a questo proposito, ne esiste ancora uno imponente: a due passi dalla Stazione Centrale, il Mulino di Sant’Antonino che apre per la prima volta dopo il restauro curato dall’Università di Palermo. Nell’antico convento seicentesco, progettato da Mariano Smiriglio, ci sono ancora il gigantesco mulino in legno e i macchinari per preparare il pane. Ma i luoghi aperti da Le Vie dei Tesori sono ancora tantissimi, 110 in tutto, alcuni su prenotazione perché – vista la grande richiesta – sarebbero necessarie lunghe file. Si visita così la Casina Cinese e, solo sabato e domenica, la nobile cappella spagnola della Soledad, il futurista Palazzo delle Poste (ormai quasi esaurito, come i qanat, aperti solo per due weekend), Palazzo Utveggio in via XX settembre, progettato da Ernesto Basile e Palazzo Forcella De Seta; la domenica tocca alla Grotta dell’Acquasanta. Per chi invece vuole scoprire la mano fattiva della città, può visitare (sempre su prenotazione) sia il Museo di Anice Tutone, alla Kalsa dove la famiglia storica conserva ancora la ricetta della bevanda più amata dai palermitani; che il museo Morettino, che propone la sua collezione sul caffè attraverso i secoli. Si prenota su www.leviedeitesori.com.

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