Parlamento siciliano
L’Assemblea regionale siciliana ha respinto la mozione di sfiducia presentata dal Partito democratico, dal Movimento 5 stelle e da Controcorrente contro il presidente Renato Schifani, chiudendo una giornata di confronto politico ad alta tensione.
La seduta dell’Assemblea regionale siciliana, aperta alle 14 sotto la presidenza di Gaetano Galvagno, si è rapidamente trasformata in un confronto serrato. La mozione di sfiducia è stata respinta con 41 voti contrari e 26 favorevoli, mentre 3 deputati non hanno partecipato al voto. Le opposizioni hanno aperto il dibattito con un attacco frontale. Antonio De Luca, capogruppo del M5s, ha definito l’iniziativa “un atto dovuto”, denunciando inefficienze strutturali, scandali giudiziari e una maggioranza che, a suo dire, “si è unita per vincere le elezioni, non per governare”. Da qui una lunga sequenza di interventi critici che ha attraversato il fronte progressista.
Tra i passaggi più duri, proporio quello di De Luca che ha accusato Schifani di “portare giù la Sicilia”, contestando scelte ambientali, gestione dell’ordinario e perfino il riconoscimento internazionale ricevuto dal presidente. Il capogruppo M5s ha affondato anche sul caso Cuffaro, parlando di “nuova forma di governo fondata sulle raccomandazioni”. Da quel punto si è innestato il racconto critico del Partito democratico. Michele Catanzaro capogruppo dem ha detto che il “governo ha esaurito ogni ragione di rimanere in carica”, denunciando opacità sistemiche e assenza di programmazione. Ha evocato l’immagine dei “lupi rapaci” citata dall’arcivescovo Corrado Lorefice, collegandola alle inchieste che hanno investito la maggioranza. La sequenza degli interventi è proseguita con Ismaele La Vardera (Controcorrente) che ha accusato il presidente di “fuggire dal Parlamento”, e con Fabio Venezia, che ha parlato di sanità trasformata in “strumento di potere”.
Il Partito democratico, con Giovanni Burtone e Valentina Chinnici ha insistito sulla necessità di segnare una discontinuità politica. Nello Dipasquale, ha accusato il governo di gestire il potere con logiche di spartizione e di raccontare una “Sicilia in crescita” scollegata dalla realtà sociale, mentre Ignazio Abbate della Democrazia cristiana, in maggioranza, ha difeso l’operato dell’esecutivo rivendicando risultati in sanità e amministrazione. Il fronte oppositivo si è compattato dopo l’annuncio del voto favorevole di Sud chiama Nord. Cateno De Luca, ha denunciato povertà crescente e incapacità redistributiva, pur legando il suo sostegno alla mozione a una richiesta di maggiore unità del centrosinistra.
Il fronte governativo ha progressivamente alzato le difese. Secondo Vincenzo Figuccia della Lega, erano emersi “aspetti rilevanti” ma si doveva mantenere “responsabilità”. Stefano Pellegrino di Forza Italia, ha bollato come “atto di esibizionismo” la mozione e ha rivendicato come segno di fermezza il ruolo di Schifani nella stabilizzazione del carcere duro. Da Fratelli d’Italia, Giorgio Assenza ha confermato la fiducia “oggi e domani”, mentre Salvo Geraci della Lega ha definito il testo oppositivo “debole nella forma e inconsistente nella sostanza”.
Il presidente della Regione ha preso la parola replicando punto per punto. Ha contestato la mancanza di una “controproposta di governo” da parte delle opposizioni e ha ricordato la vicenda legata all’ex segretario della Dc Totò Cuffaro, riconoscendo lo scossone politico che ha attraversato la coalizione ma confermando la stima per i deputati e gli ex assessori coinvolti. Ha poi rilanciato sulla necessità di un’agenda politica coerente.
Schifani, inoltre, ha giudicato “deplorevole” la protesta del Movimento 5 stelle davanti al murale di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, criticando l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte per l’uso di un luogo simbolico dell’antimafia durante una contestazione politica. Ha rivendicato di essere “colui che ha stabilizzato il carcere duro”, definendo inaccettabile ogni accostamento all’illegalità.
La mozione è stata infine respinta, confermando l’asse di maggioranza malgrado le tensioni interne generate dalla vicenda Cuffaro. Per l’opposizione, la sconfitta non chiude il confronto: diversi deputati, fra cui Valentina Chinnici, hanno preannunciato una “sfiducia dei siciliani” come prossimo passaggio politico. La maggioranza esce compatta dal voto ma con un quadro politico che, a giudizio di più interventi, richiederà una redistribuzione degli equilibri nelle prossime settimane.