Sigonella, tutti pronti per il decollo. Ma nessuna richiesta arriva dagli Usa

Sigonella, tutti pronti per il decollo. Ma nessuna richiesta arriva dagli Usa
3 agosto 2016

di Corrado Accaputo

I Reaper americani ospitati alla base di Sigonella hanno ancora i motori spenti. Sono armati e pronti al decollo, con l’obiettivo dichiarato di colpire i militanti dell’Isis a Sirte e in altri luoghi strategici della Libia. Ma al momento nessuna missione di bombardamento è stata compiuta dalla base Usa alle porte di Catania. “Non c’è stata ancora alcuna richiesta e quindi non c’è neppure un’autorizzazione”, hanno confermato ad askanews autorevoli fonti della Difesa. Tutte le operazioni d’attacco – almeno sette in due giorni, secondo fonti del Pentagono – sono state compiute da navi militari statunitensi nel Mediterraneo e dalle basi americane in Giordania. Eppure, la base di Sigonella svolge già un ruolo strategico di primo piano nel contrasto ai jihadisti dello Stato islamico in Libia. L’attività operativa è stata autorizzata dal presidente americano Barack Obama per almeno 30 giorni. Ma la fase preparatoria è cominciata da tempo e a questa partecipano i velivoli specializzati Usa di stanza in Sicilia: i droni da ricognizione e sorveglianza Global Hawk e gli aerei spia U-2. Entrambi vengono impiegati da settimane per raccolta di informazioni e attività di intelligence, individuazione di basi e monitoraggio di obiettivi sensibili.

Un’attività operativa che rappresenta una premessa indispensabile per i raid americani e che non necessita di alcuna comunicazione Usa alle autorità italiane, a differenza dell’impiego dei Reaper o di altri tipi di aerei per missioni di bombardamento. In questo caso, secondo un accordo che risale allo scorso mese di febbraio, gli Stati uniti dovranno avanzare una richiesta formale al governo italiano, che “di caso in caso” dovrà dare la sua autorizzazione. Un consenso che Roma ha già detto di non voler negare, come confermato in passato dal ministro della Difesa Roberta Pinotti – che oggi in question time alla Camera chiarirà il ruolo italiano – e, ancora ieri, dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. L’Italia ha espresso pieno sostegno all’intervento Usa, volto “a contribuire a ristabilire la pace e la sicurezza in Libia”, e il ministro Gentiloni ha dichiarato che il governo è pronto a “valutare” eventuali richieste di utilizzo di basi militari da parte di Washington. D’altra parte, il titolare della Farnesina ha manifestato al primo ministro libico, Fayez al Serraj, il consenso italiano alla richiesta di aiuto indirizzata nei giorni scorsi agli Stati Uniti per contribuire alla sconfitta definitiva dell’Isis in Libia, anche sulla base della risoluzione 2259 (paragrafo 12) adottata all’unanimità nel dicembre scorso dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

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Gentiloni ha inoltre confermato che l’Italia continua ad essere disponibile a fornire al Governo di Accordo Nazionale l’assistenza che questi potrà richiedere, in particolare sul piano umanitario e sanitario e ha ribadito l’apprezzamento per l’azione che il Governo di Accordo Nazionale sta portando avanti per riportare gradualmente la stabilità nel Paese. Da parte sua, la portavoce del Pentagono Michelle Baldanza ha precisato che gli Stati uniti non hanno intenzione di rivelare dettagli sulle operazioni compiute dalle basi militari utilizzate per missioni anti-Isis, tanto più se si tratta di missioni di intelligence come quelle compiute da Sigonella. “Abbiamo una vasta gamma di capacità, in varie zone della regione che ci permetterà di effettuare attacchi aerei”, ha commentato. “La sicurezza operativa mi impedisce di fornire ulteriori dettagli, ma posso dirvi che le operazioni” compiute fino ad oggi “sono state condotte con la corretta notifica e il coordinamento delle nostre nazioni partner”.

 

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