Il sindaco che vive sotto scorta nell’Agrigentino. E che pizzica i dipendenti giocare a scacchi

Il sindaco che vive sotto scorta nell’Agrigentino. E che pizzica i dipendenti giocare a scacchi
18 novembre 2016

Invece di lavorare giocavano a dama nel parco. A Licata, in provincia di Agrigento, il sindaco Angelo Cambiano ha pizzicato quattro addetti al verde pubblico intenti a sfidarsi davanti alla scacchiera all’interno della villa comunale Regina Elena. Nei loro confronti il primo cittadino licatese, ha avviato immediatamente le procedure disciplinari previste dalla legge. “Il comune di Licata – ha spiegato – spende 14 milioni di euro per il personale e ritengo che sia opportuno e doveroso rendere alla comunità il costo di tale spesa. È uno schiaffo per tutti quei giovani che non riescono a trovare occupazione e per tutti quei dipendenti che fanno il proprio dovere, uno schiaffo morale”.

Quanto accaduto è solo l’ultimo episodio in un territorio difficile, che nell’ultimo anno ha visto il sindaco Cambiano esposto in prima persona, portandolo a vivere sotto scorta dopo una serie di minacce e atti intimidatori subiti. Cambiano, infatti, fin dal giorno del suo insediamento, ha dichiarato guerra all abusivismo edilizio, dando un nuovo corso al paese agrigentino e concedendo il via libera a numerose demolizioni nel territorio di Licata. A ottobre 2016 un incendio ha distrutto un fabbricato di proprietà del padre, mentre alla scorsa primavera, risale l’incendio di una casa in campagna. “Io e la mia famiglia stiamo pagando un prezzo altissimo – ha continuato il sindaco – io ho semplicemente fatto il mio dovere e ci tengo a precisarlo. Non sono un eroe e non cerco popolarità. Ho semplicemente fatto rispettare la legge e ho rispettato un ordine della Procura della Repubblica. Probabilmente nei nostri territori fare il proprio dovere significa andare incontro a queste situazioni spiacevoli”. Le intimidazioni hanno portato il sindaco anti-abusivismo a un passo dalle dimissioni, motivate dall’essersi sentito abbandonato dallo Stato. Un intento poi rientrato, dopo le parole del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha incoraggiato Cambiano a continuare il suo lavoro. “Non mi tiro indietro – ha concluso Cambiano – credo che questa città possa avere una speranza e spero che il tempo mi possa dare ragione”.

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