Sotto i riflettori di Wimbledon, Jannik Sinner ha ricevuto il trofeo di Campione del Mondo ITF 2024, un premio che va oltre la singola vittoria e celebra l’intera stagione di un tennista che ha saputo conquistare risultati, pubblico e rispetto. È la consacrazione di un atleta che non solo ha brillato nei tornei più importanti del circuito, ma che ha mostrato una crescita costante, una maturità tecnica e mentale sempre più evidente.
Il riconoscimento assegnato dalla International Tennis Federation prende in considerazione l’intero anno solare, focalizzandosi in particolare sulle performance nei tornei del Grande Slam, nella Coppa Davis, nella Billie Jean King Cup, nonché nei Giochi Olimpici e Paralimpici. Non un titolo simbolico, dunque, ma il risultato di una costanza competitiva ai massimi livelli.
Sinner è oggi l’italiano con il maggior numero di ottavi di finale Slam disputati in singolare maschile: ben 17. Un dato che racconta meglio di qualsiasi aggettivo la sua capacità di rimanere nella parte alta del tennis mondiale, torneo dopo torneo.
A fare eco al trionfo di Sinner ci ha pensato uno dei mostri sacri del tennis: Novak Djokovic. Il campione serbo, che proprio a Wimbledon ha raggiunto la sua 100ª vittoria sull’erba londinese, si è espresso con grande stima nei confronti dell’azzurro. Dopo il successo contro Miomir Kecmanovic, Djokovic ha parlato apertamente delle similitudini tra il suo stile e quello di Sinner.
“Entrambi cerchiamo di essere aggressivi, colpiamo la palla in anticipo, vogliamo dominare da fondo campo”, ha spiegato. “Lo ricordo ragazzino, 13 o 14 anni. Avevamo un fisico simile, snello e veloce. Usavamo già la stessa racchetta. Ma Jannik è unico: ha fatto un lavoro eccellente, è cresciuto moltissimo e oggi tiene l’avversario sotto pressione con una precisione straordinaria”.
Le parole di Djokovic non sono frasi di circostanza. Arrivano da un atleta che ha definito un’epoca e che vede in Sinner non un semplice talento, ma un possibile erede. “Sono contento di averlo influenzato positivamente”, ha aggiunto il serbo, consapevole che la sua impronta tecnica vive oggi anche nel tennis di chi lo ha osservato crescendo.
Eppure, come lui stesso sottolinea, Sinner è un giocatore con un’identità propria, costruita attraverso il lavoro, la disciplina e l’adattamento. Ha mantenuto la potenza che lo ha sempre contraddistinto, ma ha saputo ridurre drasticamente gli errori gratuiti. Oggi il suo gioco è più lucido, più maturo, più efficace.
Il trofeo ITF ricevuto a Wimbledon non è un punto di arrivo, ma un trampolino. Sinner ha ancora margini di crescita enormi e la determinazione per spingersi oltre. Dopo anni in cui il tennis italiano ha cercato un punto fermo, l’altoatesino ha preso in mano il testimone, trasformando il potenziale in risultati concreti.
Nel giorno in cui Djokovic celebra la sua centesima vittoria sull’erba più famosa del mondo, a rubare la scena è proprio quel ragazzo “alto e magro” che un giorno scambiò qualche palla con lui. Oggi è lui, Jannik, a guidare il presente del tennis. Con uno stile che ispira e una fame che non si è ancora saziata.