Siria, Isis in fuga ma lascia un villaggio minato: uccisi 21 ribelli siriani

Siria, Isis in fuga ma lascia un villaggio minato: uccisi 21 ribelli siriani
3 ottobre 2016

Almeno 21 ribelli siriani sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti da un ordigno piazzato a terra dai jihadisti dello Stato islamico. Secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani si tratta della perdita di vite umane più grave fra le forze ribelli impegnate nell’ambito dell’offensiva turca nel nord della Siria. I ribelli stavano cercando di prendere posizione nel villaggio di Turkman Barah, nei pressi delle città di Dabiq, nella provincia di Aleppo. Non si registrano soldati turchi tra le vittime. L’Isis, nel ritirarsi ieri dal villaggio di Turkman Barah, ha lasciato il territorio completamente minato. L’offensiva turca all’interno del territorio siriano, denominata Operazione Scudo dell’Eufrate, è iniziata il 24 agosto scorso ed è indirizzata tanto contro lo Stato islamico quanto contro i guerriglieri curdi delle Unità di protezione del popolo (People’s Protection Units – YPG), considerate da Ankara un gruppo terrorista, ma alleate degli Usa contro l’Isis. In Iraq le cose non vanno meglio. “Radere al suolo Mosul prima del ritiro”. Sarebbe questo l’ordine impartito dal leader dello Stato Islamico (Isis) Abu Bakr al Baghdadi ai suoi combattenti in vista dell’ormai imminente offensiva delle forze irachene per la liberazione dell’ultima grande roccaforte irachena del Califfato. Lo riferisce la tv satellitare “Rudaw” che cita fonti curde, le quali descrivono la drammatica situazione degli abitanti e parlano della fuga dal capoluogo di almeno 13 terroristi, tra i quali emiri dell’organizzazione. “La situazione di vita all’interno di Mosul sono molto difficili, gli abitanti soffrono dalle pochissime ore di erogazione della corrente elettrica e ricorrono a generatori a causa del fatto che l’organizzazione (Isis) utilizza l’elettricità disponibile per le sue operazioni”, ha detto all’emittente di Erbil “Rudaw, Saeed Mamouzeini, portavoce locale del Partito Democratico del Kurdistan (PDK) iracheno. Secondo Mamouzeini, in città ridotta all’estremo “c’è una forte penuria di medicinali con una decisa impennata dei prezzi delle quantità disponibili in particolare per le malattie croniche: non passa un giorno senza il decesso di decine di bambini a causa di questa situazione”.

Inoltre, sempre secondo il protavoce “gli abitanti soffrono della penuria di generi alimentari proprio mentre stanno cercando di conservare la più grande quantità di cibo in vista dell’imminente battaglia”. Lo stesso funizionario curdo, ritenuto attendibile dell’emittente Rudaw, aggiunge che “oggi sono fuggiti dalla città verso Raqqa (capitale siriana dell’Isis) 13 terroristi, tre i quali tre ‘emiri’ (‘Comandanti’). I combattenti dell’organizzazione sono consapevoli che la liberazione della città è oramai solo questione di tempo e perciò stanno trasportando reperti archeologici, oro e soldi fuori da Mosul”. Alcuni rapporti trapelati nei giorni scorsi, riferivano di un “fossato largo due metri” che sarebbe stato scavato dai jihadisti intorno tutto il capoluogo ad eccezione di qualche chilometro nella parte occidentale della città, molto probabilmente per garantire una via di fuga per i jihadisti verso la Siria. Mamouzeini, che raccoglie le sue informazioni da abitanti di Mosul, afferma inoltre che gli uomini del Califfo “costringono gli abitanti di prendere parte ai combattimenti; solo lo scorso mesi ha giustiziato oltre 200 persone che avevano rifiutato di combattere”. Quindi, il portavoce del PDK, partito che fa capo al presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno Massud barazni, fornisce le sue stime sul numero di jihadisti ancora presenti in città: “Attualmente i combattenti rimasti a Mosul sono tra 7-10 mila unità, in gran parte arabi”. Mentre tra i foreign fighter “ci sono 135 provenienti dalla Danimarca, 115 curdi iracheni e altri 18 del Kurdistan iraniano, ma i comandanti di punta sono ceceni e turcomanni originari di Tellafar”, citatdina a nord-ovest di Mosul. Sui preparativi dei jihadisti per difendere il capoluogo, il portavoce curdo afferma che “l’Isis ha scavato tunnel e seminato ordigni la gran parte delle zone della città ed ha approntato numerosi attentatori suicidi ma la novità è che al Baghdadi ha impartito un perentorio ordine ai suoi combattenti di distruggere Mosul prima di una eventuale fuga dalla città”. Infine Mamouzeini è convinto che “la battaglia sarà breve e finirà con la sconfitta dell’Isis”. (con fonte Afp)

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