Un vento di rigore soffia sulle scuole italiane. A partire dall’anno scolastico 2025/26, il Ministero dell’Istruzione e del Merito, guidato da Giuseppe Valditara, introduce misure drastiche: stop agli smartphone in aula, sanzioni più severe per chi sgarra e un ritorno della condotta come pilastro della valutazione. Una riforma che punta a riscrivere le regole della scuola, tra disciplina ferrea e ambizioni di crescita per le nuove generazioni. Ma sarà la strada giusta per il futuro dell’istruzione?
Il Ministro Valditara non lascia spazio a dubbi: la scuola deve essere un luogo di ordine e concentrazione. Come riportato da Skuola.net, dal 2025/26 gli smartphone saranno banditi dalle aule, con un divieto che si estende anche alle scuole superiori. Gli studenti dovranno consegnare i dispositivi all’ingresso o custodirli in armadietti dedicati, un provvedimento che rafforza la circolare del 16 giugno scorso. L’obiettivo? Eliminare ogni distrazione e riportare l’attenzione al centro del processo educativo.
Non si tratta di una scelta casuale. Studi di organizzazioni come OCSE e OMS hanno evidenziato il legame tra l’abuso di smartphone e social media, scarso rendimento scolastico e problemi psicologici. La recidiva, però, costerà cara: le scuole potranno decidere sanzioni, fino alla sospensione per i trasgressori più ostinati. Un messaggio chiaro: la disciplina non è negoziabile.
Non solo smartphone. Il Ministero punta i riflettori anche su bullismo e cyberbullismo, fenomeni che minano il benessere degli studenti. Con il decreto del 12 giugno, ogni istituto dovrà nominare un docente referente e adottare codici di condotta, promuovendo il dialogo tra studenti, famiglie e specialisti. Le famiglie saranno informate tempestivamente di eventuali episodi, per prevenire conseguenze più gravi.
Questa attenzione al clima scolastico riflette una visione più ampia: la scuola non è solo un luogo di apprendimento, ma un ambiente in cui si formano cittadini responsabili. La condotta, infatti, diventa il fulcro della riforma voluta da Valditara, trasformandosi in un elemento centrale del percorso educativo.
A partire dal prossimo anno scolastico, il giudizio sul comportamento avrà un peso decisivo. Alle scuole medie, un’insufficienza in condotta comporterà la bocciatura, senza possibilità di appello. Alle superiori, un 6 in condotta obbligherà gli studenti a un esame di riparazione a settembre, con un elaborato su temi di cittadinanza e Costituzione.
Una scelta che richiama l’idea della scuola come “architrave” della società, come sottolineato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Meeting di Rimini. La formazione, secondo il governo, è la base su cui costruire il futuro dell’Italia, e la disciplina ne è il fondamento imprescindibile.
Anche l’esame di Maturità – non più chiamato “esame di Stato” – subirà una trasformazione. A partire dal 2026, la seconda prova sarà aggiornata per riflettere meglio i programmi dei diversi indirizzi di studio, mentre il colloquio orale diventerà ancora più multidisciplinare. Inoltre, i crediti scolastici peseranno di più sul voto finale, premiando il percorso complessivo dello studente.
Un cambiamento che mira a rendere l’esame più rappresentativo delle competenze acquisite, ma che solleva interrogativi: sarà sufficiente a preparare gli studenti alle sfide del futuro?
La riforma di Valditara segna una svolta netta verso una scuola più rigorosa, dove la disciplina diventa il pilastro di una formazione intesa come investimento strategico per l’Italia. Tuttavia, il dibattito resta aperto: il ritorno a regole ferree basterà a contrastare le distrazioni digitali e le derive comportamentali? O rischia di soffocare la creatività e la libertà d’espressione dei giovani?
Mentre le aule si preparano a un cambiamento epocale, una cosa è certa: la scuola italiana sta entrando in una nuova era. Spetterà a studenti, insegnanti e famiglie dimostrare se questo rigore sarà la chiave per un’educazione più solida o un esperimento dai risultati incerti.
Con l’avvio dell’anno scolastico 2025/2026, il Ministero dell’Istruzione e del Merito registra un significativo avanzamento sul fronte delle assunzioni del personale docente, concluse con tre settimane di anticipo rispetto allo scorso anno scolastico, e la riduzione delle reggenze nelle istituzioni scolastiche. Entro settembre di quest’anno, 41.901 nuovi docenti entreranno in ruolo, pari al 76,8% dei posti disponibili a livello nazionale, il 30% in più rispetto allo scorso anno (erano il 47,6%). Dopo le immissioni in ruolo su posto comune la copertura dell’organico è pari al 97,3%, rispetto al 94% dell’a.s. 2024/2025.
Un’attenzione particolare è riservata al sostegno: i docenti assunti sono 7.820, per un totale di circa 121.879 insegnanti di ruolo e una copertura di organico al 95,2% (erano l’89% prima di queste nuove assunzioni). Inoltre, per la prima volta, per garantire la continuità didattica agli studenti con disabilità, potranno essere confermati i supplenti annuali o con nomina fino al 30 giugno per i quali le famiglie hanno fatto richiesta di continuità. Si tratta di quasi 58.000 insegnanti su un totale di circa 120.000 posti. Sul fronte della dirigenza scolastica, le 326 immissioni in ruolo hanno permesso di ridurre il numero di scuole in reggenza, che passano così da 468 a 403, con una diminuzione di quasi il 14%. Le supplenze sui posti in deroga di sostegno saranno circa 120.000.
Infine, dall’1 settembre saranno operativi nelle scuole primarie e secondarie 1.000 docenti specializzati nell’insegnamento dell’italiano agli stranieri, come misura per potenziare l’insegnamento della nostra lingua e contrastare la dispersione scolastica degli studenti stranieri con scarsa conoscenza della lingua italiana. “L’anticipo delle procedure di nomina, l’incremento delle assunzioni realizzate, la continuità didattica per gli studenti con disabilità e la riduzione delle reggenze sono la prova del nostro impegno per dare risposte concrete al mondo della scuola – ha dichiarato Valditara -. Un ulteriore passo avanti verso un sistema che garantisca maggiore stabilità ai docenti e sia più efficiente per mettere realmente al centro la persona dello studente”.