Madrid ha inoltre precisato che una nave di salvataggio marittimo spagnola si trova già nella zona, nel raggio operativo necessario per intervenire in caso di emergenza, ma ha assicurato che l’unità non entrerà nella zona di esclusione stabilita dalle autorità israeliane. La posizione del governo spagnolo si inserisce in un più ampio sforzo diplomatico internazionale volto a scongiurare un’escalation nelle acque antistanti la Striscia di Gaza.

L’iniziativa congiunta di Roma e Atene: “Affidare gli aiuti al Patriarcato”

Italia e Grecia hanno alzato la voce con una dichiarazione congiunta dei rispettivi ministri degli Esteri, seguendo “attentamente gli sviluppi della Global Sumud Flotilla” e appellandosi “alle autorità israeliane per garantire la sicurezza e l’incolumità dei partecipanti e consentire ogni azione di tutela consolare”. I due Paesi mediterranei hanno formulato una proposta concreta per evitare il confronto diretto: affidare gli aiuti umanitari al Patriarcato Latino di Gerusalemme, che si è reso disponibile a consegnarli in sicurezza alla popolazione di Gaza.

“Facciamo appello alle donne e agli uomini della Flottiglia affinché accettino la disponibilità offerta dal Patriarcato Latino di Gerusalemme a consegnare in sicurezza gli aiuti destinati in solidarietà ai bambini, alle donne e agli uomini di Gaza”, recita la dichiarazione congiunta. I ministri hanno inoltre sottolineato come, “grazie all’iniziativa diplomatica del presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump, per la prima volta sussiste una concreta possibilità di porre fine a questo brutale conflitto e alle sofferenze della popolazione palestinese, anche attraverso un pieno accesso umanitario”.

Israele denuncia una “provocazione di Hamas” e propone porti alternativi

Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar è intervenuto su X (ex Twitter) rivolgendosi direttamente alla Global Sumud Flotilla, definendo l’iniziativa una “provocazione di Hamas-Sumud” e citando gli appelli di Spagna, Italia e Grecia. “Anche la Grecia si unisce all’Italia nel suo appello alla flottiglia. Anche la Spagna ha chiesto di non proseguire. Da ogni dove, si chiede che questa provocazione cessi. Ci uniamo a questi appelli e ribadiamo: non è troppo tardi”, ha scritto Sa’ar.

Il capo della diplomazia israeliana ha proposto rotte alternative per la consegna degli aiuti umanitari: “Vi preghiamo di trasferire pacificamente a Gaza tutti gli aiuti di cui disponete attraverso il porto di Cipro, il porto turistico di Ashkelon o qualsiasi altro porto della regione”. Una proposta che mira a evitare l’ingresso della flottiglia nella zona di esclusione, ma che presuppone il transito degli aiuti attraverso canali controllati da Israele.

La flottiglia denuncia un possibile blocco navale

Mentre la diplomazia internazionale tenta la via del dialogo, la Global Sumud Flotilla ha reso noto attraverso il proprio canale Telegram di aver “rilevato oltre 20 imbarcazioni non identificate sul radar, a sole 3 miglia nautiche davanti alla flotta”. Gli organizzatori interpretano questa presenza come “un potenziale blocco navale”, ma hanno ribadito la propria determinazione a proseguire: “Sia chiaro: non ci lasceremo intimidire da minacce, molestie o da tentativi di proteggere l’assedio illegale di Israele su Gaza”.

Italia e Grecia hanno concluso il loro appello congiunto ribadendo “la necessità di garantire l’accesso umanitario a Gaza e di raggiungere al più presto un cessate il fuoco”, ammonendo che “in questo frangente così delicato, occorre astenersi da iniziative che potrebbero essere strumentalizzate da coloro che ancora rifiutano la pace”. La tensione nelle acque del Mediterraneo orientale rimane alta, con la flottiglia che continua la sua navigazione verso la Striscia mentre si moltiplicano gli appelli internazionali alla prudenza.