“Spelacchio è morto”, il ‘dramma’ dell’abete romano. E il Codacons deposita esposto

20 dicembre 2017

Il dramma dell’abete di Piazza Venezia, battezzato affettuosamente “Spelacchio” dall’ironia corrosiva dei romani. Partito dalla Val di Fiemme con chioma rigogliosa, nella sua permanenza romana si è andato spelando appunto sempre più. E ora corre in rete la notizia “Spelacchio è morto”, con il Codacons che ne chiede la rimozione immediata e ricche polemiche sull’amministrazione Raggi, che fin dall’inizio ha sostenuto fosse una decorazione “sobria e raffinata”. In realtà Spelacchio è morto subito: sarebbe impossibile trapiantare un albero di queste dimensioni, improponibile un vaso con radici; è stato tagliato, come tutti gli abeti natalizi piccoli o grandi che popolano le nostre case. Ma secondo gli esperti avrebbe dovuto resistere un po’ di più; qualcosa non è andato nel trasporto, oppure la pianta era affaticata dagli ultimi mesi di siccità. Questo abete rosso però, sebbene donato dalla Val di Fiemme, ai contribuenti romani è costato quasi 40mila euro di trasporto e allestimento; in altre città come Milano sono somme coperte dagli sponsor. Così il Codacons ha addirittura depositato un esposto presso la Corte dei Conti per possibile “danno erariale”. E intanto mentre i romani si affezionano al loro abete moribondo, arriva anche una coda polemica con Matteo Salvini: la Lega, ha detto, non sarà mai una stampella di un eventuale governo a 5 stelle, “Abbiamo visto cosa accade a Roma” ha detto, “io il governo ‘spelacchio’ non lo voglio sostenere”.

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