Statali in piazza, subito rinnovo contratto o lotta s’inasprirà

di Giuseppe Novelli

Cgil, Cisl e Uil annunciano battaglia al Governo per conquistare il contratto del pubblico impiego, bloccato da oltre sei anni. Non è bastata una sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il blocco, per indurre l’esecutivo guidato da Matteo Renzi, almeno fino a oggi, ad aprire un tavolo di confronto. E per questa ragione statali e lavoratori della scuola, circa 30mila secondo i sindacati, si sono dati appuntamento in piazza a Roma per chiedere l’immediata convocazione di Palazzo Chigi. “Pubblico6Tu, ContrattoSubito” è stato lo slogan della manifestazione nazionale cui hanno aderito circa 25 sigle in rappresentanza di scuola, sanità, funzioni centrali, servizi pubblici locali, sicurezza e soccorso, università, ricerca, Afam e privato sociale. I sindacati respingono al mittente l’offerta, giudicata poco dignitosa, di aumenti tra i 5 e i 7 euro al mese rispetto a una richiesta di 150 euro medi mensili. I segretari generali delle tre confederazioni, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, sfidano Renzi e il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia: se non ci saranno risposte concrete e ulteriori risorse per ridurre le distanze tra le parti, per il momento siderali, la lotta non si fermerà. La parola sciopero non è stata pronunciata dai leader sindacali, ma la sostanza delle loro dichiarazioni non lascia dubbi a interpretazioni.

“Decideremo come proseguire la mobilitazione sulla base delle risposte che riceveremo – dice Camusso – con queste cifre è evidente che non si riesca a rinnovare i contratti. Basta umiliare i lavoratori pubblici, il Governo guardi questa piazza e riconosca il lavoro pubblico. Nessuno si illuda. Vi siete presentati come il Governo della modernizzazione, ma in realtà siete il governo dell’unilateralità. Quello che si immagina come Ercolino sempre in piedi, che viene fatto oscillare, ma rimane sempre lì. Ercolino sempre i piedi faceva giocare i bambini – aggiunge il numero uno della Cgil – ma non portava avanti un Paese”. ello stesso tenore le parole di Furlan: “Il Governo trovi le risorse adeguate per il rinnovo dei contratti pubblici. Di certo, la nostra lotta non si può fermare. C’è voluta la Corte Costituzionale per dire che il contratto è un diritto dei lavoratori, ma il Governo fa finta di non sentire e offre 5 euro dopo sei anni. Non c’è dignità in questo, il Governo si vergogni. Oggi apriamo una stagione di mobilitazione – conclude – perché si creino condizioni per il contratto”.

Barbagallo sollecita l’esecutivo a reperire ulteriori risorse nella legge di stabilità perché “se non si farà il contratto subito, entro l’anno, la prossima manifestazione – minaccia il segretario generale della Uil – non sarà né di sabato né di domenica. Le risorse stanziate dal Governo, 300 milioni, servono solo per le caramelle, che però rischiano di fare male ai denti. Fino a ora abbiamo avuto molta responsabilità, la manifestazione dei lavoratori non ferma il Paese. Ma non ci costringano a fermarlo per poi dire che siamo irresponsabili. Spero – aggiunge – che la Befana non porti carbone, ma i contratti. Se così non sarà, ci sarà carbone per qualcuno”. Intanto, non si placa la polemica con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha attaccato contratti e orario di lavoro. Secondo Camusso “forse un ministro del Lavoro dovrebbe sapere di cosa parla”, dietro le sue parole “c’è un’idea precisa: apparire come Ufo Robot per risolvere tutti i problemi. Peccato che le condizioni delle persone normali invece peggiorino. Il ministro non conosce com’è fatto il lavoro”. Furlan sottolinea che è stata “un’uscita estemporanea su un tema delicatissimo. Se il ministro vuole dimostrare attenzione alla contrattazione ha una bella cartina di tornasole: rinnovi subito i contratti dove lo Stato è datore di lavoro”. Per Barbagallo, poi, il ministro Poletti “è entrato a gamba tesa. Siamo pronti a discutere seriamente, ma se pensano di farlo attraverso slogan giornalistici per attaccare la contrattazione attraverso un neoliberismo selvaggio hanno sbagliato tempi e modi”. Inoltre, il leader della Fiom, Maurizio Landini, parla in modo esplicito di “offesa alle persone, che anzi per quanto lavorano sono retribuite troppo poco”.

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