Politica

Stati Uniti ad alleati Nato: aumentare la spesa militari. Ma la Germania frena

Il segretario di Stato americano Rex Tillerson è arrivato a Bruxelles con un obiettivo preciso: chiedere agli Alleati della Nato di mettere a punto entro la fine del 2017 i propri piani nazionali per aumentare la spesa militare. La nuova amministrazione di Donald Trump sostiene infatti che tutti i Paesi dell’Alleanza atlantica debbano condividerne maggiormente “gli oneri finanziari”, fino a raggiungere 2% del Pil entro il 2024, come peraltro concordato al summit della stessa Nato del 2014. Un’ipotesi che, nonostante gli impegni assunti in passato, è ritenuta assai improbabile dalla Germania, secondo la quale gli impegni presi nel 2014 non prevedono l’obiettivo del 2% come una soglia fissa. “E’ totalmente irrealistico credere che la Germania incrementerà le sue spese per la Difesa dai 35 miliardi di euro attuali fino a 70 miliardi di euro”, ha commentato il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel.

Arrivando alla riunione con i colleghi dei Paesi Nato, Tillerson ha prima usato parole molto dure contro la Russia, accusata di “aggressione in Ucraina e altrove”, poi è andato dritto al cuore del problema dei finanziamenti della Nato. “Il nostro obiettivo”, ha detto “dovrebbe essere quello di concordare al vertice dei leader di maggio” a cui parteciperà anche Trump “che entro la fine dell’anno tutti gli alleati abbiano o rispettato le linee guida dell’impegno preso o messo a punto piani in cui si precisa come verrà rispettato l’impegno”. Per gli Stati uniti – che finanziano la Nato con il 3,6% del Pil – è necessario insomma che “gli alleati che non hanno ancora programmi concreti per raggiungere una spesa del 2% del Pil per la difesa entro il 2024” li definiscano: “quanti non hanno un programma per arrivare al 2% devono accelerare i loro sforzi e produrre risultati”, ha insistito. I piani nazionali, ha poi spiegato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, dovranno indicare “non soltanto la spesa in denaro”, ma anche gli investimenti sulle “capacità” e “gli impegni di forze” civili e militari “per le operazioni e le missioni della Nato”. Ognuno, ha riferito Stoltenberg ai giornalisti, potrà presentare un programma diverso, “ma la cosa più importante alla fine è avere un documento che spieghi come si vuole mettere in atto quanto è stato concordato nel 2014”.

Alle richieste di Tillerson si è accodato il ministro degli Esteri di Londra, Boris Johnson. Il suo Paese, alleato storico degli Usa, ha già raggiunto l’obiettivo del 2% del Pil e, per mezzo dell’ex sindaco della capitale, ha chiesto che la Nato sia “correttamente finanziata”. E se il collega francese Jean-Marc Ayrault ha avvertito sul rischio di “spendere tanto per spendere”, il titolare della Farnesina Angelino Alfano ha ricordato che l’Italia sta già facendo la sua parte ed è a favore di un incremento dell’impegno dal punto di vista europeo. Questo, ha sottolineato il ministro, obbliga però a “tenere conto dei vincoli del Patto di Stabilità” e del fatto che “sosteniamo altre spese come quelle delle operazioni nel Mediterraneo, che sono umanitarie ma richiedono anche un controllo dal punto di vista della sicurezza”. Molto più dura e apparentemente contraria alla richiesta statunitense è stata la posizione espressa dal capo della diplomazia di Berlino. “Stiamo già facendo di più”, ha spiegato Gabriel al termine della riunione ministeriale. La Germania nel 2016 ha impegnato l’1,2% del Pil nella Difesa, secondo le stime della stessa Alleanza. A Berlino, dunque, si chiede quasi di raddoppiare il suo impegno. “Non conosco alcun politico nel mio Paese che pensi che questa sia un cosa da fare”, ha tagliato corto il ministro tedesco.

Ma la riunione odierna ha consentito a Tillerson di ribadire la posizione statunitense sulla Russia e il suo ruolo nella crisi ucraina. La novità sta nel fatto che il capo del dipartimento di Stato ha usato parole molto dure, come mai in passato. “Vogliamo discutere la posizione della Nato in Europa, in particolare nell’Est Europa in risposta all’aggressione della Russia in Ucraina e altrove”, ha detto Tillerson al suo arrivo al summit. E durante la Commissione Nato-Ucraina, copresieduta con l’omologo di Kiev Pavlo Kimklin, Tillerson ha confermato che “il sostegno degli Stati uniti e della Nato all’Ucraina resta un punto fermo” a fronte della “aggressione della Russia”, tre anni fa, con l’annessione della Crimea. “Oggi, l’ostilità della Russia e l’occupazione stanno compromettendo la nostra visione condivisa di un’Europa unita, libera e in pace”, ha commentato il capo della diplomazia di Washington.  Tillerson ha ribadito inoltre che l’amministrazione Trump manterrà in vigore le sanzioni contro personalità ed entità russe e resta contraria a ogni ulteriore tentativo da parte di Mosca di ridisegnare i confini dell’Ucraina. Washington, d’altra parte, è convinta che la Russia non abbia rispettato gli obblighi imposti dagli accordi di Minsk per porre fine alla guerra nell’Ucraina dell’Est dove – ha sottolineato Tillerson – “le forze separatiste guidate dai russi” stanno ancora combattendo contro i militari del governo ucraino.

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