Sting “punge” ancora e inocula rock

Sting “punge” ancora e inocula rock
Sting
31 luglio 2019

Il ‘pungiglione’ inocula ancora veleno benefico al rock. E’ comunque sempre Sting, un’icona nella storia della musica a cui si guarda piu’ per il suo estro creativo nei Police che per la sua carriera da solista nella quale ha azzeccato alcuni album. Sebbene Sting si crogioli in una routine dorata, bisogna riconoscere che anche i suoi lavori meno riusciti hanno musica di qualita’. Ed e’ pero’ nei leggendari pezzi in piena era new wave che si deve il pathos di amalgama tra gli 8 mila dell’Arena Geox di Padova che hanno tributato al 68 enne Gordon Matthew Thomas Sumner il giusto rispetto, anche se ha rischiato a volte, perche’ la voce, inevitabilmente, non puo’ essere piu’ quella di trent’anni fa. E non l’ha certo agevolato l’infezione alla gola che, ora guarita, l’ha costretto a cancellare alcune date europee.

Gli anni sulle corde vocali, comunque ,si sono sentite, ma il timbro e’ sempre quello, inconfondibile, algido che si e’ lasciato fluttuare sulle sonorita’ levigate trascinando tutti come ai vecchi tempi. Un deciso e apprezzato ritorno alle origini e alle canzoni che l’hanno reso famoso nell’ultimo lustro, a partire da quel gioiello di note che e’ “Roxanne”, brano d’apertura ed eseguito con la sei corde. Il biondo bassista, che ha chiuso a Padova, la seconda e ultima tappa del tour italiano, ha rispolverato col giusto ritmo ‘Message in the Bottle’ , tenendo su il riff per “If I ever lode my faith in you” e “If you love somebody..”. Si e’ saliti d’energia con “Every little things…” con la band dell’ex Mod che e’ stata al gioco nella rilettura di un repertorio dosato tra 9 tracce dei Police e 11 solistiche.

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La rockstar britannica e’ apparso in gran forma, anche se troppo didattico, costantemente impegnato al basso, scherzando e presentando la serata sempre in italiano (non a caso Sting da anni ha preso casa con annessa tenuta agricola in Toscana). “Fields Of Gold”, “Waiting for the break of the day” , Wrapped around your finge” sono “Shape of my heart” hanno rapprese l’angolo piu’ intimo della serata, in un perfetto amalgama voci-strumenti, prima di ritornare alle origini con “Walking on the moon” trainata da un ipnotico timbro batteria-basso (e sconfinando in un hot di Marley), proseguendo con “So lonely”, “Every breath you take” e “Next to you”. L’addio, come si conviene, con due tra le due piu’ belle pagine dell’agiografia di Sting: “Russian” e “Fragile” in chiave acustica a chiudere il cerchio.

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