Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato alla Camera l’intenzione di ridurre progressivamente l’impiego dei 6.800 militari dell’operazione “Strade sicure”, ritenendo necessario riallocare le risorse verso compiti di difesa primaria.
Intervenendo al Question Time, Crosetto ha ribadito che l’attuale scenario geopolitico e tecnologico impone una revisione del modello di sicurezza nazionale. “Strade sicure”, attiva dal 2008, coinvolge oggi circa 6.000 militari nei pattugliamenti di 58 province e altri 800 nei presìdi delle stazioni ferroviarie.
L’operazione, ha ricordato il ministro, ha prodotto risultati rilevanti: oltre 48 milioni di controlli, 2,5 tonnellate di droga sequestrate e, nel solo 2024, 102mila persone fermate, arrestate o denunciate. “Sono numeri che testimoniano la professionalità del personale e il contributo reale alla sicurezza dei cittadini”, ha precisato Crosetto, aggiungendo però che “il mondo in cui operiamo sta profondamente cambiando”.
Il ministro ha chiarito che non si tratta di una riduzione quantitativa delle risorse, ma di una loro riallocazione più efficiente. L’obiettivo è permettere ai militari “di tornare nel tempo e in accordo con gli altri dicasteri a svolgere il loro lavoro primario”.
Crosetto ha prospettato la possibilità di sostituire progressivamente la presenza dei soldati con figure civili e militari appositamente formate, come il “Carabiniere Ausiliario” o la “Riserva Volontaria”, che possano operare in affiancamento alle forze di polizia. Una riforma graduale, ha precisato, che “non ridurrà la sicurezza ma la renderà più strutturata e sostenibile”.
Le parole di Crosetto hanno suscitato immediate reazioni politiche all’interno della coalizione di centrodestra. Ignazio La Russa, presidente del Senato e già ministro della Difesa al momento della creazione dell’operazione nel 2008, ha dichiarato che “occorre non solo confermare, ma anzi ampliare Strade sicure”, giudicandola “molto apprezzata dai cittadini”.
Anche la Lega ha espresso una posizione contraria alla prospettiva di riduzione. Il deputato Eugenio Zoffili ha depositato una risoluzione in Commissione Difesa alla Camera chiedendo di potenziare l’operazione, sottolineando che “la presenza dei militari rappresenta un presidio visibile e rassicurante per la popolazione”.
Crosetto aveva già anticipato la sua posizione il 4 novembre, in occasione della Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate, sostenendo la necessità di “un ripensamento profondo” delle missioni interne. Il confronto ora si sposta sul piano istituzionale: sarà il Consiglio dei ministri, in raccordo con il Viminale e con la Presidenza del Consiglio, a valutare tempi e modalità di una possibile riforma.
In prospettiva, il governo potrebbe decidere una graduale riduzione dei contingenti militari a partire dal 2025, accompagnata da un piano di rafforzamento delle forze di pubblica sicurezza. Una decisione che, nelle intenzioni del ministro, mira a “impiegare ogni risorsa là dove può servire di più”, ma che apre anche un fronte di confronto politico interno alla maggioranza.