Politica

Stretta finale sulla Russia: l’Europa alza la posta con il 18° pacchetto di sanzioni

L’Europa non arretra e alza nuovamente la posta nella partita delle sanzioni contro la Russia. Il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato oggi a Bruxelles il diciottesimo pacchetto di misure restrittive, un arsenale economico che punta dritto al cuore del sistema finanziario e energetico russo.

“Il messaggio è chiaro: l’Europa non cederà nel suo sostegno all’Ucraina”, recita senza mezzi termini la nota ufficiale del Consiglio. Un messaggio che si traduce in numeri concreti: oltre 2.500 individui ed entità ora nella lista nera delle sanzioni, con 14 nuovi nomi e 41 nuove organizzazioni aggiunte al registro.

Il petrolio russo sotto assedio

La mossa più significativa colpisce il settore energetico. Il tetto massimo imposto al greggio russo precipita da 60 a 47,6 dollari al barile, allineandosi al crollo dei prezzi globali. Un meccanismo automatico garantirà d’ora in poi adeguamenti dinamici, rendendo la sanzione più efficace e difficile da aggirare.

L’Alta Rappresentante per gli Affari Esteri Kaja Kallas ha evidenziato come il pacchetto contenga “misure restrittive economiche e individuali che colpiscono duramente i settori energetico, bancario e militare della Russia”. Le esportazioni petrolifere rappresentano ancora un terzo delle entrate governative russe: un nervo scoperto che Bruxelles continua a premere.

La guerra alla “flotta ombra”

Centinaia di navi fantasma che solcano gli oceani trasportando oro nero russo senza dichiararne l’origine. La cosiddetta “flotta ombra” si trova ora sotto attacco frontale: 105 nuove unità aggiunte alla lista nera, portando il totale a 444 imbarcazioni bannate.

Per la prima volta, l’UE ha inserito nelle sanzioni anche il capitano di una nave della flotta ombra, segnalando un approccio sempre più personalizzato alle misure punitive. Colpite anche le società che gestiscono questi vascelli, dai commercianti di petrolio greggio fino a una raffineria indiana con Rosneft come azionista di maggioranza.

Banche russe sempre più isolate

Il sistema finanziario russo subisce un nuovo colpo. Ventidue banche si aggiungono alle 23 già soggette al divieto totale di transazione, mentre viene ampliato il blocco ai servizi di messaggistica finanziaria specializzata. Nel mirino anche il Sistema russo per il trasferimento di messaggi finanziari (Spfs), l’alternativa locale al sistema Swift.

Il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti (Rdif) finisce sotto embargo completo, con quattro entità collegate già inserite nella lista nera. “Limitiamo ulteriormente l’accesso della Russia ai mercati finanziari globali”, spiega il Consiglio.

Tecnologia militare nel mirino

Tre entità cinesi che forniscono materiale bellico utilizzato sul campo di battaglia ucraino finiscono sotto sanzioni. Un segnale chiaro anche a Pechino sui limiti della cooperazione con Mosca. Altre 26 aziende, di cui 11 non russe, subiscono restrizioni più severe per l’esportazione di beni a duplice uso.

L’elenco dei beni vietati si allarga di oltre 2,5 miliardi di euro, includendo macchine a controllo numerico computerizzato e componenti chimici per propellenti. Anche il transito attraverso territorio russo viene limitato per beni economicamente critici.

I bambini ucraini e la Bielorussia

Le sanzioni non dimenticano l’aspetto umanitario. Colpito un altro individuo coinvolto nell'”educazione militare” russa di bambini ucraini deportati, portando a oltre 90 i casi segnalati. Una strategia che mira a isolare anche i responsabili della propaganda e dell’indottrinamento.

La Bielorussia di Lukashenko non viene risparmiata. Otto nuove entità del complesso militare bielorusso finiscono sotto embargo, insieme a un divieto completo sulle importazioni di armi dal paese.

Gasdotti Nord Stream: la pietra tombale

Divieto totale di transazione sui gasdotti Nord Stream 1 e 2, impedendo qualsiasi futuro utilizzo, manutenzione o completamento. Una misura che sigilla definitivamente la fine dell’era del gas russo in Europa attraverso queste infrastrutture.

Il futuro delle sanzioni

Diciotto pacchetti in meno di tre anni di guerra. Un ritmo serrato che dimostra la determinazione europea, ma anche la resilienza del sistema economico russo. Le sanzioni si fanno sempre più sofisticate, puntando su meccanismi automatici e misure anti-elusione.

Resta da vedere se questa escalation economica riuscirà a ottenere ciò che finora non è riuscita: fermare la macchina bellica di Putin. Il tempo dirà se la strategia delle sanzioni progressive saprà piegare un’economia che, nonostante tutto, continua a finanziare la guerra più lunga in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale.

Pubblicato da
Giuseppe Novelli