Sul web nasce la prima radio LGBT nel mondo arabo

Sul web nasce la prima radio LGBT nel mondo arabo
18 dicembre 2017

Una web-radio per la comunità LGBT: La prima emittente del suo genere nel mondo arabo è nata in Tunisia per difendere i diritti delle minoranze sessuali in un Paese in cui l’omosessualità rimane illegale e duramente repressa. Lanciato da Shams Association (“Sole” in arabo), uno dei fiori all’occhiello della comunità LGBT in Tunisia, l’emittente “Shams Rad” vuole “sensibilizzare il popolo tunisino, i semplici cittadini e i governanti sull’omofobia della società e difendere le libertà individuali”, ha detto alla France Presse il direttore generale della radio, Bouhdid Belhadi. Gli attivisti LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender) sono emersi in Tunisia dopo la rivolta del 2011, ma la loro condizione rimane molto precaria, a causa di un violento rifiuto sociale una legislazione ostile. L’articolo 230 del codice penale condanna l’omosessualità con la reclusione fino a tre anni. I giovani vengono regolarmente arrestati e molti di loro sono finiti in carcere. Con lo slogan “Dignità, Uguaglianza”, Shams Rad è stato ufficialmente lanciato venerdì scorso, ma solo oggi è stato in grado di trasmettere i suoi programmi a causa di problemi tecnici.

Leggi anche:
Meloni vola a Tunisi, focus su Piano Mattei e migranti

La radio dovrebbe trasmettere, dalle 8:00 a mezzanotte, programmi in dialetto tunisino su questioni politiche, economiche e sociali, concentrandosi sulla comunità LGBT. “L nostra linea editoriale è parlare dei diritti e delle libertà individuali in generale, ma l’attenzione sarà rivolta alla comunità LGBT”, ha detto Belhadi. Tra le trasmissioni, “Hkeyet Shams”, presenterà storie sulla vita quotidiana delle persone LGBT. Una giovane donna, Amina Sboui, che ha scandalizzato la Tunisia nel 2013 apparendo nuda su un social network, sarà tra gli animatori del programma. Mentre gli attivisti della comunità hanno accolto favorevolmente il lancio della radio, non sono mancate le reazioni ostili si sui social network che nei media. Alcuni hanno chiesto di “silenziare” Rad Shams, mentre altri si sono sentiti offesi dal vederla nascere “in un paese musulmano e conservatore”. Bouhdid Belhadi ha riferito di aver ricevuto più di 4000 messaggi di insulti, odio e minacce, inclusa la morte. askanews

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti