APERTURA

Summit di Bruxelles, piena partecipazione a Coalizione anti-isis. Ma senza combattere

Le decisioni più importanti prese oggi a Bruxelles al primo vertice dei 28 capi di Stato e di governo della Nato dopo l’arrivo alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump, e di Emmanuel Macron in Francia riguardano la lotta al terrorismo, e il nuovo ruolo che l’Alleanza atlantica si appresta ad assumere, aderendo formalmente, come membro a pieno titolo, alla Coalizione anti Isis. Ciascuno dei 28 paesi dell’Alleanza fa già parte a titolo individuale della coalizione che conduce i raid aerei contro l’Isis in Siria e in Iraq, ma la Nato in quanto tale era finora restata fuori, pur fornendo un parziale sostegno ai sui membri con la sorveglianza dello spazio aereo da parte dei suoi aerei Awacs (“radar mobili” in grado di controllare un raggio di 400 chilometri, sorvolando la Turchia e il Mediterraneo). Preannunciando la decisione, richiesta da tempo dagli Stati Uniti che guidano la Coalizione, il segretario generale Jens Stoltenberg ha affermato la partecipazione della Nato alla Coalizione “manderà un forte messaggio di unità nella lotta al terrorismo”, e la Coalizione stessa potrà beneficiare di “una migliore piattaforma per coordinarsi”. Ma, ha precisato, “questo non significa che la Nato si impegnerà in operazioni di combattimento”. In realtà, come ha sottolineato lo stesso Stoltenberg, non ci sono ora richieste in questo senso da parte degli altri alleati e delle forze sul terreno che combattono l’Isis. Ma il fatto che la Nato siederà ora ai tavoli e in cui si pianificano le operazioni della Coalizione fornisce un’opportunità per una partecipazione più diretta dell’Alleanza, anche se qualunque nuovo passo in questa direzione dovrà essere approvato dall’unanimità da tutti e 28 gli alleati.

Per ora, verranno soprattutto incrementate le attività di “training” delle forze locali (non solo militari, ma anche apparati di intelligence) e il sostegno alla stabilizzazione e “capacity buliding” negli Stati in ricostruzione dopo la fine dei conflitti. E, soprattutto, verranno aumentate le ore di volo degli Awacs sullo Turchia e nello spazio aereo internazionale sopra i Mediterraneo, con l’impegno della Nato a rifornirli di carburante in volo. Il controllo dello spazio garantito dai radar volanti diventerà una vera e propria gestione del traffico aereo, più efficace, nella regione in cui infuria il conflitto. Anche se, viene precisato, gli Awacs non parteciperanno alle operazioni di individuazione e puntamento degli obiettivi attaccati dagli aerei della Coalizione. Il summit ha poi adottato un “piano d’azione” che prevede una serie di altre misure per intensificare la lotta al terrorismo. Durante una conferenza stampa stamattina, inoltre, Stoltenberg ha annunciato anche la creazione, nel quartier generale dell’Alleanza, di una nuova cellula di condivisione delle attività d’intelligence, in particolare riguardo alle informazioni sui “foreign fighters” – i combattenti di ritorno dalla guerra nelle file dell’Isis, spesso coinvolti negli attentati in Europa – e la nomina di un “coordinatore” delle attività antiterrorismo della Nato. Quella odierna è stata anche la prima riunione, inaugurale, nella nuova, gigantesca sede dell’Alleanza, costruita (ma non ancora operativa) di fronte al vecchio quartier generale, dall’altra parte della strada, nel quartiere di Evere.

Nella nuova sede, sono stati inaugurati due memoriali altamente simbolici: il primo, da parte della cancelliera tedesca Angela Merkel, dedicato alla caduta del muro di Berlino nel 1989 (si tratta di un frammento del Muro che simboleggia la vittoria della libertà contro l’oppressione); e il secondo, da parte di Trump, dedicato al World Trade Center distrutto dagli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. L’attentato fece scattare per la prima e unica volta nella storia dell’Alleanza, l’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico sul dovere di mutua assistenza in caso di attacco a uno Stato membro (“difesa collettiva”), il simbolo stesso della solidarietà fra gli alleati. Stoltenberg, rispondendo ai giornalisti alla fine del summit, ha fato riferimento a quest’ultimo episodio per assicurare che Trump è impegnato pienamente nella Nato e nel rispetto dell’articolo 5 sulla difesa collettiva. Il secondo grande tema in discussione era quello dei contributi finanziari degli Stati membri all’Alleanza. Trump nei mesi scorsi aveva più volte accusato a muso duro gli europei, e soprattutto la Germania, di non stare rispettando l’impegno preso nel 2014 di aumentare il loro contributo fino al 2% del Pil entro il 2024, contando sul fatto che comunque pagano gli Usa per la difesa europea e oggi in effetti il presidente americano è stato “molto duro” su questo punto, come aveva preannunciato ieri il suo segretario di Stato Rex Tillerson. “Ventitré dei 28 Paesi ancora non pagano quello che dovrebbero pagare per la propria difesa. Questo non è giusto per il popolo e i contribuenti degli Stato Uniti e molti di questi Paesi ci devono un sacco di soldi. Gli Stati Uniti hanno speso in questi anni più di quanto hanno speso gli altri messi insieme”, ha detto il presidente americano in diretta sugli schermi durante l’inaugurazione del memoriale delle Twin Towers.

“Il 2% del Pil – ha insistito Trump – è il minimo per combattere la minaccia concreta e terribile” del terrorismo. “I membri Nato devono contribuire con la loro giusta quota”. Se gli alleati rispetteranno l’impegno, “la Nato diventerà ancora più forte”. in particolare per lottare contro il terrorismo e immigrazione” e deve fronteggiare anche “le minacce dalla Russia” ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti. In concreto, Stoltenberg ha “incanalato” la richiesta di Trump in un contesto più consono alla diplomazia che governa i rapporti fra gli alleati, ottenendo da loro l’impegno a presentare dei piani articolati nazionali per l’incremento della spesa militare, da verificare annualmente, verso l’obiettivo del 2%. Questi piani verranno presentati per la prima volta a dicembre ed esaminati dagli alleati a febbraio 2018. Comunque, va sottolineato – come hanno fatto nei giorni scorsi esponenti del governo tedesco – che l’impegno è quello di andare “verso” il 2% del Pil e non obbligatoriamente di raggiungerlo. Nel frattempo, dopo molti anni di costante riduzione, la spesa per la difesa è tornata ad aumentare in tutti bilanci degli alleati nel 2016 (compresa l’Italia, dove si è passati dall’1,01 del 2015 all’1,11 del Pil). E proprio l’Amministrazione Trump ha deciso, l’altro ieri, di proporre un aumento della spesa militare e della presenza americana in Europa. Il Summit si è occupato anche della situazione in Ucraina e dei rapporti con la Russia, e, infine, ha preso atto della ratifica, da parte di tutti e 28 gli Stati membri, dell’ingresso del Montenegro nell’Alleanza, che sarà effettivo in giugno.

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