Svelata truffa da 72 milioni di euro, in tremila finiti in rete di falsi promotori. Sei arresti

11 settembre 2018

Scoperta truffa da 72 milioni di euro, in tremila sono caduti nella rete di falsi promotori finanziari: sei arrestati dalla guardia di finanza di Venezia, 11 gli obblighi di dimora, perquisizioni e sequestri per 47 milioni di euro. Una sorta di schema Ponzi con cui tra il 2016 e il 2018 l`organizzazione ha raccolto abusivamente da circa 3.000 persone per lo più del nord-est d`Italia 72,3 milioni di euro, rimborsati ai finanziatori per soli 28,9 milioni di euro.

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Nella rete dei falsi promotori sono finiti imprenditori, pensionati, lavoratori dipendenti, che hanno investito i risparmi, eredità, liquidità ottenute dalla vendita di immobili e, in alcuni casi, denaro preso in prestito pur di poter investire. Ottanta finanzieri del comando provinciale di Venezia, con la collaborazione di militari di altri reparti da tutta Italia stanno eseguendo i provvedimenti cautelari emessi dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pordenone nei confronti dei responsabili e compartecipi di una truffa a danno dei risparmiatori.

Il decreto ha disposto la custodia cautelare in carcere per il principale indagato, gli arresti domiciliari per 5 persone e l`obbligo di dimora per altre 11 persone. Sono anche in corso di esecuzione sequestri preventivi, finalizzati alla confisca di beni e disponibilità degli indagati, fino all`ammontare di 47 milioni di euro, e 17 perquisizioni in abitazioni, uffici e altri luoghi di interesse investigativo. I reati contestati nell`inchiesta coordinata dalla Procura di Pordenone e condotta dagli investigatori del gruppo della guardia di finanza di Portogruaro sono: associazione a delinquere, truffa aggravata, esercizio abusivo di attività di gestione del risparmio, autoriciclaggio. 

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Il meccanismo messo a punto dall`organizzazione consisteva nell`offerta di investimenti nel mercato “Forex” ad altissimo e immediato rendimento. Ma i capitali raccolti, invece di essere investiti, erano in parte usati per remunerare gli investimenti più risalenti nel tempo e, in parte, dirottati in conti correnti italiani e stranieri degli indagati. Così a cascata, gli interessi degli investimenti maturati dai finanziatori più risalenti erano pagati con i soldi versati dai clienti successivi, chi aveva già consegnato denaro all`organizzazione era rassicurato e nella rete truffaldina cadevano altri soggetti potenzialmente interessati ai lauti guadagni prospettati. Ma la copertura degli investimenti non era mai completa.

Per garantire massima tenuta al sistema architettato, l’organizzazione aveva anche realizzato e messo a disposizione dei clienti un apposito sito internet accessibile con credenziali personali, in cui erano manualmente caricati dati completamente falsi sulle percentuali di resa del capitale. Per aggirare i controlli delle Autorità di vigilanza finanziaria, il gruppo si è avvalso di una serie di società estere con sede in Slovenia, Croazia, Gran Bretagna, grazie alle quali, tra l`altro, è stato aggirato anche il divieto all`esercizio dell`attività di raccolta finanziaria già imposto dalla Consob nel 2016 al principale artefice della truffa e a una sua società italiana.

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Con questo sistema, che richiama il cosìddetto schema Ponzi, tra il 2016 e il 2018 l`organizzazione ha raccolto abusivamente da circa 3.000 persone per lo più del nord-est d`Italia 72,3 milioni di euro, rimborsati ai finanziatori per soli 28,9 milioni di euro. I proventi della truffa sono stati riciclati dai principali indagati con l`acquisto di numerosi immobili in Veneto, Friuli Venezia Giulia e in Emilia Romagna, per un valore di 3,7 milioni di euro. Per nascondere la provenienza dei capitali usati per questi investimenti, gli indagati hanno fatto ricorso a società e conti correnti esteri, per intestare atti notarili e pagamenti.

Le indagini dei finanzieri di Portogruaro hanno portato a configurare a carico delle società estere coinvolte profili di responsabilità amministrativa dell`ente, per reati associativi e di riciclaggio. A carico di due persone giuridiche è stato anche disposto il sequestro preventivo per 43,6 milioni di euro, corrispondente al totale delle somme abusivamente raccolte dall`organizzazione depurato dalla cifra restituita a una parte dei clienti. Anche questo provvedimento è in corso di esecuzione da parte della guardia di finanza, che ha già attivato i canali di cooperazione giudiziaria internazionale per intercettare eventuali investimenti esteri degli indagati.

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