Svolta storica di Bruxelles: l’Ue pronta a sospendere l’accordo commerciale con Israele. Sanzioni contro estremisti e ministri

La Commissione europea imbraccia l’artiglieria pesante in una mossa che segna una frattura epocale nella relazione con lo Stato ebraico.

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In una mossa che segna una frattura epocale nella relazione con lo Stato ebraico, la Commissione europea ha imbracciato l’artiglieria pesante. Oggi ha approvato un duplice colpo: una proposta formale per sospendere parzialmente le clausole commerciali fondamentali dell’Accordo di associazione Ue-Israele e un robusto pacchetto di sanzioni personali contro ministri del governo Netanyahu, coloni violenti in Cisgiordania e il politburo di Hamas.

Una manovra a tenaglia, rara e calcolata, che punta ad aumentare la pressione internazionale in una fase critica del conflitto. “L’avanzata israeliana a Gaza City rappresenta una nuova escalation”, ha avvertito l’Alta rappresentante Kaja Kallas, “e aggraverà la crisi umanitaria. Dobbiamo usare tutti gli strumenti a disposizione”. “L’obiettivo non è punire Israele ma migliorare la situazione umanitaria a Gaza. La guerra deve finire, le sofferenze devono cessare” ha aggiunto la Kallas.

La sospensione degli aiuti bilaterali e il “conto” dal 2025

Ad aggravare il quadro, la Commissione ha deciso autonomamente di tagliare il sostegno finanziario diretto a Israele. Un gelo che congelerà le future assegnazioni annuali dal 2025 al 2027 e i progetti di cooperazione istituzionale in corso, per un valore di circa 6 milioni di euro l’anno dal fondo “Global Europe” e 14 milioni totali per la cooperazione bilaterale. Scudi alzati solo per la società civile israeliana e per Yad Vashem, il Memoriale dell’Olocausto, simbolo di una memoria che Bruxelles non intende tradire.

I diritti umani al centro della disputa giuridica

La mossa non nasce dal vuoto. È il culmine di una verifica giuridica scattata sull’Articolo 2 dell’Accordo di associazione, che lega i benefici commerciali al “rispetto dei diritti umani e dei principi democratici”.

La nota della Commissione è un atto d’accusa dettagliato: il “rapido deterioramento” umanitario a Gaza, il blocco degli aiuti, l’intensificazione delle operazioni militari e, soprattutto, il piano di insediamento israeliano nell’area E1 della Cisgiordania, giudicato un colpo mortale alla fattibilità dei due Stati. Violazioni così gravi da autorizzare l’Ue a una sospensione unilaterale.

Il meccanismo delle sanzioni

Ma il cammino è minato. Il pacchetto di sanzioni personali – che include nove proposte di blacklist per ministri e coloni e dieci per Hamas – richiede l’unanimità in Consiglio Ue. Basta il veto di un solo paese, con l’Ungheria di Orbán in prima fila, per affondare tutto.

La proposta di sospensione commerciale, invece, necessita solo di una maggioranza qualificata. Occhi puntati su Germania e Italia, il cui appoggio o astensione potrebbe creare una minoranza di blocco o sbloccare la storica delibera. Una partita a scacchi diplomatica di altissima complessità.

Kallas: “Non puniamo Israele, vogliamo salvare Gaza”

Il messaggio di Bruxelles, però, cerca di superare la retorica dello scontro. “L’obiettivo non è punire Israele”, ha precisato con forza l’Alta rappresentante Kallas, “ma migliorare la situazione umanitaria a Gaza. La guerra deve finire, le sofferenze devono cessare”.

Una linea che riecheggia le parole della presidente Ursula von der Leyen: “È necessario un cessate il fuoco immediato”. L’Ue, ricordano, rimane il principale donatore umanitario e un “incrollabile sostenitore” dei due Stati. Le misure sono presentate come strumenti di pressione per riportare le parti a un orizzonte negoziale, non come una punizione fine a se stessa.

Cosa significa per il commercio: addio ai dazi agevolati

Concretamente, la sospensione commerciale significa che i prodotti israeliani perderanno immediatamente il loro accesso preferenziale al mercato Ue. Merci come frutta, verdura o tecnologie che oggi entrano a dazi ridotti o azzerati, torneranno a essere trattate come quelle di qualsiasi altro paese terzo senza accordi, con rincari potenzialmente significativi.

Una misura con un impatto economico tangibile, destinata a far vibrare le corde sensibili dell’export israeliano.

Il futuro incerto: una decisione che dividerà l’Europa

La palla passa ora al Consiglio. La prossima settimana si aprirà un braccio di ferro diplomatico che metterà a nudo le profonde spaccature tra i 27 sull’approccio al conflitto. Da una parte i paesi più critici verso Israele, dall’altra quelli tradizionalmente alleati.

La decisione finale sancirà non solo il rapporto Ue-Israele per i prossimi anni, ma anche la credibilità di Bruxelles come attore geopolitico capace di tradurre i suoi principi in azioni concrete. Il mondo guarda.