Taccuino Quirinale, laico o cattolico? Oppure Draghi prèt a porter…

Taccuino Quirinale, laico o cattolico? Oppure Draghi prèt a porter…
Sergio Mattarella
13 dicembre 2021

In principio della Repubblica furono due laici di seguito: i liberali Enrico De Nicola in via provvisoria e poi Luigi Einaudi in via definitiva. A cui seguirono per par condicio due cattolicissmi democristiani: Giovanni Gronchi e Antonio Segni. E poi fu per trent’anni esatti (1962-1992) alternanza. Dopo il cattolico democristianicissimo Segni al Quirinale toccò infatti al laico socialdemocratico Saragat. Al quale successe il cattolico Giovanni Leone. Che a sua volta passò il testimone al mangiapreti socialista Sandro Pertini. Da lui restituito nelle mani di mamma Dc con l’avvento al Colle di Francesco Cossiga. Al termine del cui tumultuoso mandato, l’ultima picconata al Colle arrivò dal Parlamento con l’ interruzione dell’alternanza imposta dalla bomba di Capaci e l’omicidio Falcone che misero fine alla paralisi di fumate nere imposte dai veti incrociati Andreotti-Forlani-Craxi con una fumata bianca in meno di 24 ore a vantaggio del democristiano senza corrente – da poco presidente della Camera- Oscar Luigi Scalfaro, ribattezzato ‘il Pertini cattolico’ dal suo super laico grande elettore Marco Pannella .

I quirinalisti si interrogano ancora oggi, a ragion veduta essendo Mario Draghi il runner numero uno per le votazioni 2022, se l’arrivo al Quirinale dopo Cossiga dell’azionista repubblicano ex Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi, abbia significato ripristino dell’alternanza per elezione di un laico mai stato in vita sua democristiano o se invece abbia rappresentato la coda fino al 2006 di un nuovo trentennio stavolta cattolico, iniziato con Cossiga nel 1985 e concluso nel 2006 con l’ ingresso alla presidenza della Repubblica del primo comunista della storia della Repubblica italiana. Quel laico docg Giorgio Napolitano da record che, unico a concedere il bis, fu eletto la prima volta di misura dal solo centrosinistra mentre la seconda fu invece plebiscitato, con teoria al Quirinale di capi politici in ginocchio a chiedergli di restare a nome di tutti i gruppi parlamentari, Cinque Stelle esclusi (e Lega nord invece compresa). Nove anni di ‘monarchia repubblicana costituzionale laica’, per mutuare la definizione che una parte della dottrina costituzionale utilizzo per definire ‘il novennato di Re Giorgio’.

Dopo il quale con Sergio Mattarella il Colle nel 2015 se lo riprese la Dc , per quanto formalmente dichiarata estinta da oltre vent’anni (1992) da Mino Martinazzoli e Rocco Buttiglione con tanto di esequie pubbliche e sepoltura in e di piazza del Gesù, scissa in due fra Partito Popolare italiano (Ppi) del primo (con Nicola Mancino, Gerardo Bianco, Rosy Bindi e Sergio Mattarella pronti a consegnare le chiavi di palazzo Chigi a Romano Prodi) e il Centroi Cristano Democratico -Ccd- del secondo (con Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella che lo stesso mazzo lo vanno a consegnare a Silvio Berlusconi). Nell’elezione 2022 per il Quirinale ora il bivio si ripete: toccherà a un laico o a un cattolico ? E cattolico significa di fede cattolica o di passata comprovata fede ed appartenenza dc? Da che sponda del Tevere si dovrà guardare a gennaio, insomma, se il cattolico democristiano Mattarella davvero non resterà ancora un anno, come lui ripete a ogni piè sospinto ‘nel nome dei precedenti Segni e Leone’ che, giuristi entrambi, consideravano apertamente la rielezione contraria alla Costituzione. E che a giudizio di Mattarella ancora più lo sarebbe se venisse replicato un secondo bis senza soluzione di continuità con il primo di Napolitano?

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Ai prossimi giorni, più che ai posteri, l’ardua sentenza. Noi possiamo solo ‘chinar la fronte al Massimo Fattor’ e aspettare. Per dirla sempre con l’ omaggio del Manzoni a quel Napoleone che volle il Quirinale sede, dei suoi delegati imperiali per la laica Repubblica romana, con prima estromissione dei Papi dall’. unico palazzo al mondo ad essere stato residenza di Papi, Re e Regine e Presidenti repubblicani (ma non ancora mai -unici capi di Stato finora esclusi dal Colle- di Presidentesse…). Possiamo però registrare le fedi religiose e politiche dei candidati più forti in campo. Mario Draghi, come prima di lui anche Carlo Azeglio Ciampi, è prêt-à-porte: laico di fede politica e provenienza (Bce oltre a Bankitalia) , mai stato tesserato democristiano va a Messa e fa la comunione ogni domenica. Ed è molto, ma molto molto, stimato e sostenuto in Vaticano. Stesso profilo ‘quattro stagioni’ vale per Marta Cartabia, il nome più forte fra le possibili prime presidentesse. Cattolicissima, radicatissima in Vaticano, e di marcata provenienza Cl. Eppure laicissima per appartenenza politica.

Un piuttosto alto gradino in meno in termini di cattolicità è invece etichettabile Silvio Berlusconi che della sua profonda fede cristiana e cattolica ha sempre fatto più ostentazione che pratica religiosa. E Lo stesso dicasi della frequentazione delle segrete stanze dei sacri palazzi, delegata quasi in toto a Sua Emittenza Gianni Letta . Con simpatie in Vaticano per Berlusconi molto limitate a un certo settore, quello non troppo in sintonia con l’attuale pontificato Bergoglio. Qualcosa di molto simile a come viene considerato il (anzi la) seconda papabile targata Forza Italia: Maria Elisabetta Alberti Casellati. Trade d’union verso il laicismo (ma solo perchè non vi è traccia pubblica della loro credenza o non credenza religiosa ad oltranza) insieme ad altri sulla carta papabili, quali il ministro dell’Economia Daniele Franco e la ex ministra della Giustizia Paola Severino, oggi vicepresidente della Università Luiss Guido Carli di cui è stata a lungo Rettore.

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Nella categoria ‘laici puri al cento per cento’ è certamente da annoverarsi quel sempre candidato – fin dai tempi della elezione di Scalfaro- che risponde al nome del socialista Giuliano Amato, ‘dottor Sottile’ dell’era Craxi. Corre anche quest’anno per il Quirinale ma con un paracadute ( o trampolino di rilancio, in caso di impasse in Parlamento) di tutto rispetto: il 28 Gennaio diventerà comunque, salvo improbabili colpi di scena, presidente della Corte Costituzionale. In carica per 9 mesi, se non dirottato pochi giorni dopo l’elezione alla guida della Consulta nel palazzo di fronte, sulla stessa piazza del Quirinale. Di contro, fra i candidati cattolici e ‘democristiani doc’ in corsa spiccano due nomi. Quello di Rosy Bindi, di cui però il centrodestra e il centro di Renzi Toti e Mastella non vogliono neanche sentire parlare, assecondati in questo da un pezzo dello stesso Pd. Sulla carta, dunque, non le basta la consonanza con Mattarella e la simpatia dei Cinque Stelle).

Il secondo nome democristiano in corsa, soprattutto e sopra tutti, è quello di Pier Ferdinando Casini. E’ stato presidente della Camera eletto dal centrodestra con il governo Berlusconi. Ed oggi siede al Senato invece, nel seggio rosso che più rosso non si può di Bologna eletto con i voti del Pd in quota Monti (che gli garantì anche l’ombrello della candidatura nella circoscrizione proporzionale). Iscritto al gruppo parlamentare senza colore, identità nè schieramento chiamato ‘Autonomie’. Una specie di gruppo Misto d’élite per senatori importanti senza partito e rappresentanti delle minoranze linguistiche ed etniche che vogliono far pesare loro presenza più che gli indistinti senatori del Misto, Senatori come gli ex-neo dc, appunto. La sua fede cattolica, oltre che democristiana, è a prova di bomba.
Come i solidi e profondi legami in Vaticano fin dai tempi del Cardinal Camillo Ruini. E forse questo lo ha aiutato un pò a far chiudere gli occhi nelle Sacre stanze sui due divorzi che ha attraversato. Perdonato più di quanto non sia stato perdonato a Silvio Berlusconi per lo stesso vissuto.

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Casini è il candidato ideale sognato dal nuovo Centro di Renzi Toti Mastella per tenere Draghi a palazzo Chigi un altro anno. E non c’è un ex o neo dc nel palazzo che non assicura che potrebbe anche farcela, se non passasse l’accordo per Draghi presidente bipartisan al primo turno che in questi giorni si prova a realizzare. Ma proprio questo è il punto: chi vuole Casini (o Berlusconi) al Colle arrivare a paventare perfino anche stuoli di franchi tiratori contro Draghi presidente. Un’eventualità, quella di un impallimento nel segreto dell’urna, che farebbe dire a Super Mario addio in poche ore tanto al Quirinale come a Palazzo Chigi. Con esiti imprevedibili nazionali e internazionali.

‘Casini nel palazzo per Casini al Colle’, ha scritto uno degli osservatori politici quotidiani delle grandi manovre quirinalizie a palazzo. Sarà vero? Gli amici di Pier Ferdi – protagonista di una impareggiabile imitazione di Neri Marcorè che lo ritrasse anni fa nel salotto Rai3 di Serena Dandini come ‘sirena del Grande Centro’- sono tranquillissimi. E ragionano alla democristiana: ‘già oggi è in corsa come riserva della Repubblica per il Quirinale, se non riesce l’operazione Draghi. Che se invece va a buon fine richiede trovare in poche ore un altro Premier. E magari dopo pochi mesi un nuovo Presidente del Senato, presidente supplente della Repubblica e candidato d’ufficio alle Quirinarie fra sette anni… I posti di potere a disposizione per l’ultimo ex Dc che siede ancora in Parlamento non mancano’. (Askanews)

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