Tampone per chi arriva dai paesi Ue. E Bruxelles attacca l’Italia

Tampone per chi arriva dai paesi Ue. E Bruxelles attacca l’Italia
Vera Jourova
14 dicembre 2021

Per l’ingresso in Italia dai Paesi europei sarà necessario un test molecolare per mezzo di tampone effettuato nelle 48 ore prima dell’ingresso nel territorio nazionale o un test antigenico con tampone nelle 24 ore antecedenti all’ingresso in Italia. E’ lo stesso ministero della Salute ad annunciare una nuova ordinanza a firma di Roberto Speranza e che “prevede l’obbligo del test negativo in partenza per tutti gli arrivi dai Paesi dell’Unione Europea. Per i non vaccinati oltre al test negativo è prevista la quarantena di 5 giorni”. Inoltre, vengono prorogate le misure già previste per gli arrivi dai Paesi Extraeuropei. L’ordinanza è valida a partire dal 16 dicembre e fino al 31 gennaio”.

Immediata la reazione di Bruxelles. “Il certificato digitale Covid dell’Ue non è morto, anzi, è uno dei progetti comuni di maggior successo dell’Unione europea negli ultimi anni, perché aiuta le persone a viaggiare, aiuta il turismo a sopravvivere e i servizi ad andare avanti – ha affermato la vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova -. Quando la Commissione ha proposto il regolamento che ha consentito l’entrata in funzione del certificato Covid volevamo mantenere il principio che le persone autorizzate a viaggiare liberamente dovrebbero avere o la vaccinazione o il tampone o il certificato di guarigione dal Covid”. Ma “gli Stati volevano lasciare la porta aperta per le situazioni di eventuali inattesi peggioramenti della situazione epidemiologica”. “Quando gli Stati membri introducono misure aggiuntive per rendere le condizioni più stringenti, come nel caso dell’Italia e forse del Portogallo – ha spiegato ancora la vicepresidente della Commissione – questo deve essere giustificato sulla base della situazione reale”.

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Per la Jourova, la decisione italiana “sarà una delle cose che verrà discussa al Consiglio europeo, perché queste decisioni individuali degli Stati membri naturalmente danneggiano, o per meglio dire riducono la fiducia delle persone sul fatto che ci siano condizioni uguali ovunque in Europa. Perché questa sarebbe la situazione se uno Stato introduce condizioni più severe”. “Ma gli Stati – ha ricordato ancora la vicepresidente della Commissione – hanno chiesto questa possibilità per le situazioni in cui le cifre delle persone contagiate od ospedalizzate fosse troppo alte, come potrebbe avvenire ora sfortunatamente. In questo caso gli Stati membri possono farlo, ma spero – ha concluso Jourova – che questo non significherà a morte del Certificato Covid che è stato una delle soluzioni più pratiche per gli europei”.

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