Tatiana Schlossberg
Tatiana Schlossberg, giornalista, nipote di John Fitzgerald Kennedy e figlia di Caroline Kennedy, è morta a 35 anni per una rara forma di leucemia. La notizia è stata annunciata oggi dalla famiglia attraverso un messaggio diffuso dalla John F. Kennedy Presidential Library and Museum di Boston. Una scomparsa che colpisce l’America liberal e il mondo del giornalismo, privato di una voce rigorosa e indipendente sui temi ambientali e scientifici.
Tatiana Celia Kennedy Schlossberg aveva reso pubblica la sua malattia lo scorso novembre, con un lungo saggio sul New Yorker. Raccontava la diagnosi di leucemia mieloide acuta, il percorso di cure iniziato dopo la nascita della sua seconda figlia e il confronto quotidiano con l’idea della fine. Oggi quel racconto si chiude, lasciando un’eredità professionale e umana che va ben oltre il cognome che portava.
La comunicazione ufficiale è arrivata nelle prime ore del giorno, con una nota affidata ai canali social della John F. Kennedy Library Foundation. Poche righe, nessun enfasi, nello stile che la famiglia Kennedy ha spesso scelto nei momenti più drammatici. Tatiana Schlossberg è morta circondata dai suoi affetti, dopo mesi di terapie aggressive, tra chemioterapia, trapianti di midollo e una sperimentazione di immunoterapia.
Nata a New York il 5 maggio 1990, Tatiana era figlia di Caroline Kennedy, già ambasciatrice degli Stati Uniti in Giappone e in Australia, ed Edwin Schlossberg. Nipote diretta del 35° presidente degli Stati Uniti e di Jacqueline Kennedy Onassis, era cresciuta lontano dai riflettori, con una scelta precisa: costruirsi una credibilità propria, senza scorciatoie dinastiche.
Dopo gli studi a Yale e a Oxford, aveva iniziato dalla cronaca locale nel New Jersey. Un apprendistato classico, fatto di consigli comunali, tribunali, storie di quartiere. Nel 2014 l’ingresso al New York Times, prima nella redazione Metro e poi nella sezione Scienza. Qui si era distinta per il rigore metodologico e per la capacità di spiegare temi complessi senza semplificazioni banali.
Schlossberg non amava il giornalismo da scrivania. Preferiva andare sul posto, osservare, partecipare. Ha raccontato gli effetti concreti del cambiamento climatico camminando in una palude di mirtilli rossi in Massachusetts, o partecipando a una estenuante gara di sci di fondo in Wisconsin, minacciata dall’innalzamento delle temperature. Un modo di fare cronaca che univa esperienza diretta e analisi delle politiche pubbliche. Nel 2017 aveva lasciato il New York Times, scegliendo una carriera da freelance.
Ha scritto per Washington Post, The Atlantic, Vanity Fair. Il Post la descrisse come una giornalista “attratta da storie capaci di umanizzare questioni politiche complesse e di ampia portata”. Un ritratto fedele di chi cercava sempre il punto di contatto tra dati, decisioni e vite reali. Nel 2019 aveva pubblicato Inconspicuous Consumption, un saggio sui costi ambientali nascosti delle abitudini quotidiane. Il libro vinse il Rachel Carson Environment Book Award per la capacità di intrecciare scienza, storia e racconto personale, offrendo strumenti concreti per comprendere la crisi ecologica senza moralismi né slogan.
Nel novembre scorso, con lucidità e coraggio, Schlossberg aveva raccontato la sua malattia sulle pagine del New Yorker. Un testo intimo e politico insieme, in cui rifletteva sulla mortalità, sulla lunga sequenza di lutti che ha segnato la storia dei Kennedy e sul senso della ricerca scientifica. Nel saggio non aveva risparmiato una dura critica al cugino Robert F. Kennedy Jr., oggi segretario alla Salute, definendolo “un imbarazzo” per le sue posizioni contro i vaccini e la ricerca pubblica.
Era l’ultimo atto di una vita spesa nel tentativo di chiarire, spiegare, rendere comprensibile. Anche quando il tema era la propria fine. Tatiana Schlossberg lascia il marito, due figlie e una comunità professionale che oggi la piange non per il cognome, ma per il valore del suo lavoro. Una Kennedy diversa, fedele solo ai fatti.Add to Notebook