Tim separa asset in 4 entità. Su rete avanti con OF ma c’è Piano B

Tim separa asset in 4 entità. Su rete avanti con OF ma c’è Piano B
Pietro Labriola
7 luglio 2022

Tim supera l’integrazione verticale e si fa in due con 4 entità differenti. La NetCo – con la rete fissa, primaria e secondaria e Sparkle, che secondo i piani dovrebbe poi essere integrata con Open Fiber – e la ServiceCo in cui confluiscono Tim Enterprise – con le attività commerciali nel mercato Enterprise, le digital companies Noovle, Olivetti e Telsy – Tim Consumer e Tim Brasil. Il nuovo Piano è stato illustrato dall’amministratore delegato, Pietro Labriola, nel corso del Capital market day. L’obiettivo è quello di estarre il valore nascosto potenziale di Tim che, secondo Labriola, ogni entità può esprimere al meglio e soprattutto riportare il debito a livelli molto sostenibili.
Intorno ai 5 miliardi per l’indebitamento netto pro-forma del primo semestre. Con la separazione degli asset secondo Tim sarà possibile “raggiungere contestualmente una struttura del capitale sostenibile, grazie ad un importante percorso di miglioramento della posizione finanziaria che prevede il deconsolidamento della rete fissa e l`eventuale ingresso di nuovi soci di minoranza in Tim Enterprise”, stima Tim. Una parte importante dovrà giocarla la cessione di tutta la rete con l’accordo con Cdp e Open Fiber che dovrebbe portare a deconsolidare NetCo e fuori dal perimetro di Tim 11 miliardi di indebitamento.

Le trattative vanno avanti e la scadenza per l’offerta vincolante è ottobre e non è previsto alcun differimento. Ma, ha spiegato Labriola, il gruppo ha anche un Piano B nel caso la fusione non dovesse realizzarsi. La combinazione con Open Fiber rimane per la separazione della rete Tim “l’opzione prioritaria/ preferita per sbloccare considerevoli sinergie e consentire la piena valorizzazione della rete infrastrutturale di Tim”. Tale opzione resta “solo se eseguita a condizioni vantaggiose sia per i detentori di azioni che per i detentori di debito. In caso di mancato perfezionamento dell’operazione, le opzioni alternative potrebbero comprendere, tra le altre – spiega Tim – potenziale cessione ad investitori del mercato privato o una separazione ‘strutturale'”. “Il migliore” accordo “è la vendita della rete a Open Fiber e Cassa depositi e prestiti per avere una parte di quella sinergia- ha detto Labriola – ma se voglio ballare il tango devo ballare con qualcuno e quindi ho detto agli azionisti che c’è anche un piano B. Se non succede il Piano A cosa possiamo fare? Anche in questo caso ci sarà una separazione dell’integrazione verticale con un altro partner”. 

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Del resto, secondo Labriola, il superamento dell’integrazione verticale oltre a favorire l’azienda sul piano regolatorio dove finora è stata penalizzata le consentirà di muoversi in una posizione di forza “in cui giocare un ruolo” nel caso di consolidamento del settore. Perché qui qualcosa succederà. Il mercato non regge 4 reti differenti, ha detto l’ad. “Guardando i numeri riesci a gestire 2-3 reti mobili perché 4 reti il mercato italiano non le regge. Succederanno delle cose dalla banale condivisione delle reti a una integrazione pura e Tim potrebbe essere parte attiva del processo senza integrazione verticale. L’industria e il regolatore devono fare estrema attenzione. Sono pragmatico e guardo e i numeri e prima o poi questo è un mercato che andrà verso un market repair e se perdessimo integrazione verticale potremmo giocare un ruolo”, chiarisce l’ad. Il Piano prevede inoltre una riduzione del personale che arriverà fino a un calo di 9mila dipendenti al 2030, di cui 5-6mila al 2024.

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