Editoriale

I tre mesi più folli della Repubblica italiana

Voleva essere “l’avvocato degli italiani”, ma solo dopo quattro giorni s’è tolto la toga per tornare all’Università. E così il professore Conte ha dovuto riporre in un cassetto il sogno di dar vita al “governo del cambiamento”. Siamo al 27 maggio. Eppure, Di Maio ci credeva. “Finalmente inizia la Terza Repubblica. Ve l’avevo detto. L’avevo promesso”, canticchiava il leader pentastellato, subito dopo che Conte aveva accettato l’incarico. Ad maiora. Fuori uno. Tuttavia, i tassisti romani ringraziano, ma non perdono le speranze. Infatti, in meno di ventiquattr’ore, si rimettono a bordo non più un avvocato, ma un economista. Cottarelli piomba davanti al Quirinale, anche lui, quindi, scende dal taxi e con zaino e trolley a seguito, si avvia tra le stanze presidenziali per incontrare Mattarella.

Siamo all’altro ieri, 28 maggio. Il calvario repubblicano prosegue. Tutto inizia l’indomani dell’esito delle urne, 5 marzo, e fino a oggi assistiamo a una triste telenovela che dura da ottantasette giorni. Gli italiani – e il resto del mondo – non hanno mai visto nulla di simile dalla nascita della nostra Repubblica. Uno scenario, frutto soprattutto di un’assenza della politica con la ‘P’ maiuscola e di cui se ne sente la mancanza da decenni. Oggi, più di ieri. Non a caso la patata bollente è rimasta nelle mani di Mattarella che starà vivendo i momenti più difficili dei suoi oltre cinquant’anni di vita politica. I due leader, il leghista e il pentastellato, non essendo appunto politici ortodossi, hanno fatto (politicamente) scacco matto al Capo dello Stato. Che si ritrova – bene che vada – a mettere in campo un governo sfiduciato dal parlamento, ancor prima di dare a esso la luce. Situazione che, inevitabilmente, avvierà la macchina elettorale per arrivare alle urne in autunno. E dire che proprio Salvini e Di Maio sono stati, negli ultimi anni, tra i politici a ‘battibeccarsi’ più di tutti gli altri. E non certo in privato o sotto qualche scantinato, ma giornalmente sui media tradizionali e sui social. Finanche dopo il quattro marzo, i due capi di partito si sono scontrati a volte aspramente. “Mai un governo con la Lega”.

“Cinquestelle irresponsabili”. “Salvini non si stacca da Berlusconi perché sotto c’è qualcosa…”. “Nel MoVimento 5 stelle ci sono incapaci”. E via dicendo con questi toni. Va dato atto, che almeno nella comunicazione, Salvini e Di Maio hanno fatto fuori Berlusconi. Consultazioni, incontri, sfilate con scorta a seguito per le strade di Roma, per salire e scendere dal Quirinale. Il valzer inizia con il primo incontro istituzionale, quello tra Mattarella e i presidenti delle due Camere. Nessuno dei tre avrebbe mai pensato che fino a oggi si sarebbero registrate solo chiacchiere e perdite per gli italiani, di miliardi di euro. L’altalena dello spread non è certo un gioco. Mercati o poteri forti, sta di fatto che l’Italia continua a indebitarsi. Ma per questo c’è tempo per rimediare. Il problema è fare un governo. E così Mattarella, dà il via libera di formare un esecutivo a Salvini e Di Maio. “Attenti a quei due”, oggi li avrà “ribattezzati”, il Capo dello Stato. Ma è già troppo tardi.

Intanto, i due partiti, Lega e Cinquestelle, si mettono a lavoro. Tra un selfie e l’altro, buttano giù una serie di appunti. I media, ansiosi di fare lo scoop, vanno a caccia di queste pagine. E dalle quali, finora, non s’è capito, tra l’altro, chi e come, eventualmente, vuole uscire dall’Europa. Pagine che diventeranno “contratto” e che arrivano nelle mani di un Professore che, prima di salire al Colle, scatena la stampa mondiale per una voce, più o meno veritiera, sul suo curriculum. Mai più azzeccato il detto: “il buon giorno si vede dal mattino”. Ma bisogna andare avanti, serve un governo. I taxi, frattanto, continuano a viaggiare tra Montecitorio, alberghi e Quirinale. Via anche con le liste dei ministri, quello sì, quello no. Ed è proprio sul veto del Quirinale all’economista Savona che l’avvocato Conte rimette il suo mandato, lasciando gli italiani senza difesa. Apriti cielo. Cinquestelle chiedono l’impeachment per Mattarella. Giorgia Meloni gli fa eco. Salvini fa il democristiano: “devo studiare le carte, prima di parlare”. Intanto, Berlusconi e Martina vanno a caccia di un miracolo per evitare di essere seppelliti dalla valanga populista-sovranista.

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