Il capo della Casa Bianca, Donald Trump e il presidente russo, Vladimir Putin
A bordo dell’Air Force One in rotta verso Tokyo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato un monito diretto al leader del Cremlino: Vladimir Putin dovrebbe porre fine al conflitto in Ucraina anziché provocare il mondo con test missilistici nucleari. L’appello arriva all’indomani del lancio di un nuovo missile da crociera russo a propulsione atomica, definito da Trump “inopportuno” e un diversivo da una guerra che, a suo dire, “avrebbe dovuto durare una settimana” ma che tra poco spegnerà quattro candeline.
Trump non ha risparmiato critiche: “Dovrebbe far finire la guerra invece di testare missili”, ha ribadito ai giornalisti, sottolineando come Mosca stia ignorando le responsabilità più urgenti. Sul fronte nucleare, il tycoon ha voluto tranquillizzare: “Loro non giocano con noi, né noi giochiamo con loro”, un’affermazione che delinea un equilibrio precario ma stabile tra le superpotenze. Quanto all’ipotesi di usare i beni russi congelati in Europa per finanziare un prestito a Kiev, Trump ha rimandato la palla all’Unione Europea: “Chiedetelo a loro, io non sono coinvolto”.
L’arrivo a Tokyo segna l’inizio di un tour asiatico denso di implicazioni strategiche. Oggi Trump renderà una visita di cortesia all’imperatore Naruhito, mentre domani incontrerà Sanae Takaichi, la prima premier donna del Giappone, di cui ha sentito “cose fenomenali”. “Non vedo l’ora di parlarle”, ha confessato il presidente, lodando il legame di Takaichi con l’ex premier Shinzo Abe, un alleato personale di Trump.
Con circa 60.000 soldati americani stanziati in Giappone, il viaggio rafforza un’alleanza cruciale nel Pacifico. Martedì, Trump salirà a bordo della portaerei USS George Washington, ancorata al largo di Yokosuka, per un saluto alle truppe. Tokyo è stata tra i pochi alleati a sfuggire alla scure protezionistica di Washington: i dazi imposti da Trump colpiscono rivali e partner storici con uguale severità, mirati a ridurre i deficit commerciali e a spingere i beneficiari della difesa Usa a investire di più nella propria sicurezza.
In una telefonata del sabato scorso, Takaichi ha assicurato a Trump che il rafforzamento dei legami bilaterali, specie in ambito sicurezza, è “la massima priorità” del suo governo. Pezzo forte: il Giappone taglierà i tempi per l’aumento del budget difesa al 2% del Pil, già da quest’anno fiscale che si chiuderà il 31 marzo, con due anni di anticipo sul piano originale.
Sul fronte economico, Washington e Tokyo hanno siglato un accordo a luglio, ma i colloqui di domani potrebbero sciogliere nodi irrisolti, come la destinazione dei 550 miliardi di dollari di investimenti nipponici negli Usa. Parallelamente, Trump proseguirà mercoledì per la Corea del Sud, dove sono in corso negoziati commerciali tesi a bilanciare gli scambi.
Non solo alleati storici: Trump ha svelato piani ambiziosi con la Cina. “Andrò a Pechino all’inizio del 2026, su invito del presidente Xi”, ha annunciato, aprendo la porta a uno scambio di visite che potrebbe culminare con Xi a Washington o a Palm Beach. “Abbiamo già tutto deciso”, ha aggiunto, sigillando di fatto una pace commerciale con la superpotenza rivale.
Da Pechino, il ministro degli Esteri Wang Yi ha confermato un “consenso di principio” su tariffe e questioni aperte, raggiunto a Kuala Lumpur durante la prima tappa del tour. I negoziatori lavorano ora ai dettagli per l’incontro di giovedì alle porte di Busan, in Corea del Sud, tra i due leader. “Avremo un’ottima conversazione”, ha anticipato Trump, in un clima di tregua che, pur fragile, promette di ridisegnare gli equilibri globali.