Trump minaccia dazi sul petrolio russo. Poi sbotta: sono molto arrabbiato con Putin
Donald Trump e Vladimir Putin
In un’intervista esplosiva a NBC , il presidente americano Donald Trump ha confessato di essere “molto arrabbiato” e “incavolato” con il leader russo Vladimir Putin, minacciando l’imposizione di dazi al 25% sul petrolio russo nel caso in cui Mosca non collabori per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco in Ucraina. La dichiarazione rappresenta un duro colpo diplomatico nei confronti del Cremlino, evidenziando la crescente frustrazione di Trump nei confronti di Putin.
“Se non fa la cosa giusta, pagherà”
Durante l’intervista, Trump ha criticato aspramente il presidente russo per aver minato la credibilità del leader ucraino Volodymyr Zelensky paventando l’ipotesi di un governo di transizione e di un nuovo leader per l’Ucraina. Questa mossa, secondo Trump, complica ulteriormente i negoziati per porre fine alla guerra. “Se io e la Russia non dovessimo riuscire a raggiungere un accordo per fermare lo spargimento di sangue in Ucraina, e se pensassi che è colpa della Russia, allora applicherò tariffe secondarie su tutto il loro petrolio”, ha dichiarato Trump, lasciando intendere che tali misure potrebbero entrare in vigore entro un mese da una mancata intesa.
Nonostante i toni duri, Trump ha ribadito che fra lui e Putin c’è ancora un “buon rapporto” e che la sua rabbia può “dissiparsi rapidamente” se Mosca farà “la cosa giusta”. I due leader si incontreranno nuovamente in settimana per discutere la situazione, ma le pressioni su Putin stanno aumentando. L’amministrazione Trump ha fatto della pace in Ucraina una priorità assoluta della politica estera, e il presidente americano vede nella risoluzione del conflitto un’opportunità per mantenere una delle sue principali promesse elettorali, oltre che per inseguire il sogno di ottenere il premio Nobel per la pace.
Lo stallo tra Russia e Ucraina
Negli ultimi giorni, Mosca e Kiev hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco parziale e limitato, che consentirebbe una navigazione sicura nel Mar Nero e fermerebbe gli attacchi alle rispettive infrastrutture energetiche. Tuttavia, l’intesa è stata messa a dura prova dai continui raid russi e dalle accuse reciproche di violazioni dei termini stabiliti.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato che “la Russia sta prolungando la guerra” e ha chiesto una risposta decisa dall’America, dall’Europa e da tutti i suoi alleati contro “il terrore contro il nostro popolo”. Gli ultimi attacchi russi sulla città di Kharkiv hanno causato due morti, alimentando ulteriormente le tensioni.
Trump e l’Iran: “Senza accordo, bombardamenti senza precedenti”
Oltre alla crisi ucraina, Trump ha affrontato anche la questione iraniana durante l’intervista. Ha inviato un messaggio chiaro a Teheran: senza un accordo sul nucleare, ci saranno “bombardamenti come non ne hanno mai visti prima” e “dazi secondari”. Nonostante ciò, il presidente ha precisato che i colloqui sono ancora in corso, sebbene indiretti. Il presidente iraniano Massoud Pezeshkian ha confermato di non essere contrario ai negoziati, ma ha chiarito che Teheran, attraverso l’Oman, ha per ora rifiutato l’opzione di colloqui diretti.
La Groenlandia nel mirino: “Sarà nostra al 100%”
Infine, Trump ha ribadito la sua storica ossessione per la Groenlandia, dichiarando apertamente che “sarà nostra al 100%”. Senza escludere l’uso della forza militare per acquisire l’isola più grande del mondo, il presidente ha dichiarato: “Penso ci siano buone possibilità di poter ottenere la Groenlandia senza l’uso della forza militare. Ma non l’ho mai esclusa”. Le sue parole hanno suscitato proteste immediate da parte della Groenlandia e della Danimarca, che detiene la sovranità sull’isola.
Il ministro degli esteri danese Lars Lokke ha criticato i “toni” usati dal vicepresidente americano JD Vance durante una recente visita in Groenlandia, mentre il neopremier groenlandese Frederik Nielsen ha affermato con fermezza: “Dobbiamo dimostrare in modo chiaro, distinto e calmo al presidente americano che la Groenlandia è nostra”.
Interrogato sulle implicazioni geopolitiche di un’eventuale annessione della Groenlandia, Trump ha risposto con noncuranza: “Non ci penso molto e non mi interessa”. Ha tuttavia sottolineato che l’isola rappresenta “pace e sicurezza internazionale”, lasciando intendere che la sua acquisizione sarebbe giustificata da motivi strategici.
Con queste dichiarazioni, Trump conferma la sua linea di politica estera improntata alla massima pressione sugli avversari e agli interessi nazionali americani. Che si tratti di imporre dazi sul petrolio russo, minacciare bombardamenti all’Iran o avanzare pretese sulla Groenlandia, il presidente americano continua a sorprendere il mondo con la sua audacia e il suo approccio diretto. Resta da vedere se queste mosse porteranno a risultati concreti o se aumenteranno ulteriormente le tensioni globali.
