Il presidente Donald Trump ha ordinato oggi la chiusura dello spazio aereo sopra e intorno al Venezuela, citando la lotta al narcotraffico e una ricompensa di 50 milioni di dollari.
Il ministero degli Esteri venezuelano, guidato da Yvan Gil, ha diffuso un comunicato ufficiale che respinge “in maniera categorica” l’annuncio del presidente statunitense e lo definisce un atto ostile e una minaccia di uso della forza. Caracas sostiene che la dichiarazione, pubblicata su Truth, tenta di applicare extraterritorialmente una giurisdizione illegittima e viola la sovranità nazionale; il testo richiama la Convenzione di Chicago del 1944 e le norme dell’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile (ICAO) come tutela dello spazio aereo venezuelano. Il comunicato avverte che il Venezuela non accetterà ordini o interferenze da potenze straniere e sollecita il rispetto delle norme dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) contro l’uso della forza.
La nota di Caracas arriva poche ore dopo il post del presidente Trump che invitava “tutte le compagnie aeree” a considerare chiuso lo spazio aereo “sopra e intorno al Venezuela”; nello stesso messaggio il riferimento alla lotta al narcotraffico è accompagnato dalla menzione della ricompensa di 50 milioni di dollari per Nicolás Maduro. Il governo venezuelano interpreta l’annuncio come una minaccia diretta alla sicurezza aerea e alla integrità territoriale, e sottolinea che provvedimenti di questa natura richiedono canali diplomatici e decisioni multilaterali, non comunicazioni unilaterali via social media.
Il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez, ha denunciato su X la “persistente interferenza elettromagnetica nei Caraibi”, attribuendola alle forze militari statunitensi dispiegate nella regione. L’accusa si inserisce in un quadro di crescente tensione: a agosto Washington aveva schierato 3 navi con 4.000 soldati nelle acque caraibiche vicino al Venezuela, operazione ufficialmente motivata dalla lotta al traffico di droga. Negli ultimi giorni la Casa Bianca ha inoltre designato il cosiddetto Cartello dei Soli come organizzazione terroristica straniera, misura che ha intensificato le contestazioni di Caracas e alimentato timori di escalation.
Fonti citate dal Washington Post riferiscono che, in caso di operazione statunitense contro il governo venezuelano, Nicolás Maduro potrebbe cercare esilio in Turchia; la possibilità sarebbe oggetto di valutazioni interne all’amministrazione statunitense. Secondo queste fonti Maduro si fiderebbe del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e un eventuale accordo potrebbe includere garanzie contro l’estradizione negli Stati Uniti, che accusano il leader venezuelano di traffico di droga e hanno offerto la ricompensa di 50 milioni di dollari. La Casa Bianca ha rifiutato di commentare le ipotesi di esilio; l’ambasciata turca a Washington non ha risposto alle richieste di chiarimento.
L’annuncio via social media solleva interrogativi pratici: come verrebbe applicata una chiusura dello spazio aereo annunciata senza un provvedimento formale e quali sarebbero le conseguenze per le compagnie aeree internazionali in termini di rischi operativi e coperture assicurative. Organismi come l’ICAO e l’ONU potrebbero essere chiamati a chiarire la legittimità e le modalità di intervento; nel frattempo le compagnie valuteranno rotte alternative, costi e responsabilità legali. Esperti di diritto aeronautico ricordano che la gestione dello spazio aereo è regolata da norme internazionali che richiedono notifiche ufficiali e coordinamento multilaterale.
La reazione di Caracas ha già prodotto proteste formali e prese di posizione critiche da parte di alleati regionali; i governi latinoamericani e le organizzazioni internazionali potrebbero convocare consultazioni d’emergenza. Sul piano diplomatico sono attesi scambi di note, richieste di mediazione e possibili appelli all’ICAO e al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Sul piano pratico, misure unilaterali potrebbero tradursi in sanzioni aggiuntive, restrizioni economiche o inasprimento delle misure di sicurezza marittima e aerea nella regione.
Analisti avvertono che un’escalation militare o una chiusura effettiva dello spazio aereo rischierebbe di destabilizzare ulteriormente l’America Latina e i Caraibi, aggravando flussi migratori e tensioni economiche. Le autorità dovranno bilanciare l’obiettivo dichiarato di contrastare il narcotraffico con il rischio di innescare una crisi diplomatica e militare. Nei prossimi giorni saranno decisive le consultazioni tra Washington, Caracas, Ankara e paesi regionali, oltre alle eventuali prese di posizione formali dell’ICAO e dell’ONU.
Da monitorare: eventuali note ufficiali dell’ICAO, risposte formali del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, decisioni operative delle compagnie aeree e mosse diplomatiche di Turchia e paesi latinoamericani. L’incertezza sulle modalità di applicazione di un annuncio lanciato via social media rende il quadro fluido; la comunità internazionale potrebbe essere chiamata a chiarire regole, responsabilità e limiti dell’azione unilaterale in uno spazio aereo sovrano.