Trump sale, Clinton scende. E ora i democratici pensano a Piano B

di Maurizio Balistreri

Mancano meno di cinque mesi alle primarie presidenziali negli Stati Uniti, ma una tendenza, confermata dai sondaggi, allarma il campo democratico, e anche quello repubblicano. Hillary Clinton infatti continua a scendere nei sondaggi, mentre il miliardario e grande gaffeur Donald Trump consolida la sua posizione in testa alla scuderia repubblicana. Trump, 69 anni, macina record su record nei sondaggi. Raccoglie il 32% delle intenzioni di voto, secondo un nuovo sondaggio della Cnn. Il suo vantaggio è tre volte superiore al margine d’errore (4,5%). Ha superato il 30% nei rilevamenti effettuati dalla catena tv, ed è la prima volta quest’anno per un repubblicano. Dietro di lui, incontestabile numero uno, c’è un altro outsider, il neurochirurgo nero in pensione Ben Carson. Assieme, convogliano la metà dell’elettorato repubblicano, tendenza confermata da altri sondaggi. Sul fronte democratico, l’erosione della popolarità di Hillary Clinton viene confermata da un nuovo sondaggio focalizzato sul piccolo, ma Iowa. Gli elettori di questo Stato rurale del Centro degli Usa hanno il privilegio di aprire le danze delle primarie, il primo febbraio 2016. Nel 2008 la Clinton era stata qui battuta da Barack Obama, cosa che lanciò la parabola ascendente del senatore, poi arrivato alla Casa Bianca.

A scatenare l’allarme, se non il panico, in campo democratico, è stato un sondaggio Quinnipiac che dà il senatore indipendente Bernie Sanders, 74 anni, al 41% delle intenzioni di voto nello Iowa, mentre Clinton è al 40%. Il margine di errore è di 3,4 punti percentuali, ma la notizia ha scatenato il dibattito sul “piano B”, con quattro nomi che il partito democratico sta vagliando, preoccupato per le polemiche e la tendenza al calo della Clinton: Joe Biden, John Kerry, Elizabeth Warren, Al Gore. Nelle ultime settimane, secondo il New York Times, ognuno di questi politici è stato preso in considerazione, nelle conversazioni tra i funzionari, come possibile alternativa all’ex segretario di Stato, se dovesse continuare a perdere consensi nei sondaggi, restando impantanata nelle polemiche per l’uso di un account privato di posta elettronica per le comunicazioni di lavoro quando era segretario di Stato.

A preoccupare non sono solo i problemi che riguardano Clinton, ma proprio l’ascesa di Bernie Sanders, che attira molte persone ai comizi e cresce nei sondaggi: in molti credono che, se Sanders, un ‘socialista’, conquistasse la nomination, sarebbe un disastro per il partito. Tra i nomi per il ‘piano B’, l’unico ad aver preso in considerazione la candidatura è il vicepresidente Biden; secondo i suoi amici, il segretario di Stato, John Kerry, potrebbe decidere di candidarsi se ‘supplicato’ dal partito, in caso di implosione della candidatura di Clinton. Per molti democratici, Biden e Kerry sarebbero i due candidati perfetti per entrare in corsa in ritardo, data la loro esperienza, il sostegno all’interno del partito, la rete di raccolta fondi e l’ampia popolarità. Le altre due alternative sembrano molto meno percorribili: Al Gore, vicepresidente con Bill Clinton e premio Nobel per la pace, sembra concentrato esclusivamente sulla lotta per la difesa dell’ambiente, mentre la senatrice Warren ha più volte detto di non avere intenzione di candidarsi.

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