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Guerra in Ucraina, Trump tra Putin e Zelensky: la telefonata che può riscrivere il destino del conflitto

Dalle rive del Potomac al cuore del Donbas, l’equilibrio mondiale vacilla in una sola notte. Mentre il presidente statunitense Donald Trump annuncia sui social una “lunga conversazione” con Vladimir Putin, a Kiev il conto alla rovescia per il vertice di domani alla Casa Bianca scatta già sotto i russi di Kinzhal.

Il capo della Casa Bianca aggiunge di aver concluso la telefonata con il presidente russo Vladimir Putin, definendola “molto produttiva”, sottolineando di credere che siano stati fatti “grandi progressi”.

Volodymyr Zelensky, con la delegazione guidato dalla premier Yulia Svyrydenko già a Washington, si presenta a Trump con un dossier militare ed economico completo e una richizione esplosiva: missili Tomahawk da 2.000 km di gittata. Mosca replica nel giro di poche ore con la più fitta sequenza di attacchi degli ultimi mesi, missili ipersonici su infrastrutture del gas e droni su basi d’addestramento. Il mondo osserva un confronto a distanza che può decidere se l’anno prossimo l’Ucraina avrà la pace o un’escalation senza precedenti.

“I compiti a casa sono fatti”

Zelensky ha caricato il proprio messaggio di ottimismo: “Abbiamo preparato tutto, dalla parte militare a quella economica”. L’obiettivo è convincere Trump a firmare l’ok ai Tomahawk, arma simbolo della capacità di colpire dietro le linee russe. Il leader ucraino paragona la possibile svolta americana al cessate-il-fuoco appena ottenuto in Medio Oriente: “Se l’unità globale ha funzionato lì, può funzionare anche per l’Ucraina”. Intanto la premier Svyrydenko, in contemporanea, chiude nei corridoi del Congresso dossier su drone deal, minerali critici, sanzioni e rimpatrio dei bambini deportati.

Il Cremlino: “È una nuova escalation”

Putin, dopo il colloquio con Trump, ordina la risposta. Via via via terra, aria e mare, Mosca lancia una salva di missili “Kinzhal” e colpisce un hub del gas e una base d’addestramento finora ritenuta fuori pericolo. Il ministero della Difesa russo parla di “bersagli designati colpiti”; Kiev conferma feriti e vittime. Obiettivo dichiarato: dimostrare che qualsiasi fornitura americana di Tomahawk “spenderà soltanto nuove vite”, come ha tuonato il portavoce del Cremlino. Gli analisti militari ridimensionano l’impatto numerico – 25-50 missili – ma nessuno esclude reazioni a catena.

Il nodo Montreux e il simbolo Tomahawk

L’arsenale più avanzato della U.S. Navy può volare 2.000 km a 5 metri d’altezza, ma ha bisogno di navi o sottomarini per il lancio. Con lo stretto dei Dardanelli blindato dalla Turchia, l’unica via resta piattaforme NATO nel Mar Nero o accordi segreti per versioni da terra mai schierate. Da qui l’importanza politica della decisione: per Kiev ottenere i Tomahawk significherebbe varcare la linea rossa che finora ha tenuto Washington a bada. Per Trump, firmare significherebbe sfidare il timore di “trip-wire nucleare” che ha caratterizzato i precedenti 1.000 giorni di guerra.

Pubblicato da
Eleonora Fabbri