Chiara Pellacani
Il tabellone elettronico conferma: 270.80 punti, medaglia di bronzo. La prima individuale della sua carriera, la terza italiana di sempre in questa specialità dopo Tania Cagnotto ed Elena Bertocchi. “Ho festeggiato con un bel pianto liberatorio”, confessa l’atleta delle Fiamme Gialle, allenata dall’ex azzurro Tommaso Marconi.
Dietro quelle lacrime si nasconde un percorso fatto di sacrifici, cadute e risalite. Una preparazione “lunga e difficile”, come la definisce lei stessa, scandita da giorni no e giorni buoni, ma sempre con un obiettivo chiaro: spezzare l’egemonia cinese che dominava questa specialità da tre edizioni consecutive.
L’australiana Maddison Keeney, oro con 308.00 punti, e la cinese Yajie Li, argento con 290.25, completano un podio che testimonia l’evoluzione tecnica di una disciplina sempre più spettacolare. Per Keeney, 29 anni di Auckland e vicecampionessa olimpica a Parigi 2024, si tratta del secondo titolo mondiale nella specialità dopo Budapest 2017. Per Li, invece, la terza medaglia iridata, tutte conquistate dai tre metri.
Il programma di Pellacani nella finale è stato un crescendo di difficoltà e precisione: dal salto mortale e mezzo indietro carpiato al doppio salto mortale e mezzo avanti carpiato, fino ai complessi elementi rovesciati con avvitamenti. Ogni tuffo un piccolo capolavoro di ingegneria corporea, ogni ingresso in acqua una dichiarazione d’intenti.
La giornata singaporiana è stata “lunghissima”, ammette la campionessa romana, tra eliminatorie dal metro, team event e finale. Ma l’attesa è stata ripagata da un risultato che assume connotati storici: Pellacani diventa la terza italiana di sempre a conquistare una medaglia mondiale nel trampolino da un metro, specialità introdotta nel programma iridato dall’edizione di Perth 1991 ma ancora esclusa dalle Olimpiadi.
Il curriculum della tuffatrice capitolina racconta di una crescita costante e metodica. Prima di Singapore, quattro medaglie mondiali, tutte nel sincronizzato: l’argento nel misto a Budapest 2022 e Doha 2024 in coppia con Matteo Santoro, i bronzi a Fukuoka 2023 nel sincro da tre metri con Elena Bertocchi e ancora nel misto con Santoro. Alle Olimpiadi parigine, due quarti posti che hanno fatto male ma che oggi assumono il sapore di una tappa necessaria verso la maturità tecnica.
Parole che risuonano come un grazie collettivo a un sistema che sta dimostrando di saper coltivare talenti di livello mondiale. La dedica di Pellacani è un manifesto generazionale che va oltre il risultato sportivo, abbracciando un intero movimento in crescita.
L’emozione traspare anche dalle dichiarazioni post-gara: “Il pianto nasce dall’emozione perché tra i giorni ‘no’ e i giorni buoni, la preparazione verso il Mondiale è stata lunga e difficile. Ho affrontato la finale abbastanza tranquilla avendo ben chiaro il mio obiettivo.”
Il bronzo di Singapore non è solo una medaglia: è la certificazione di un movimento in ascesa, capace di competere con le tradizionali potenze mondiali. Il percorso della romana testimonia come l’Italia dei tuffi stia vivendo una fase di maturazione tecnica e mentale che potrebbe portare frutti ancora più importanti nei prossimi anni.
Ai recenti Europei di Antalya, Pellacani aveva già dimostrato la sua crescita conquistando il titolo dal trampolino da un metro, l’argento nel misto con Santoro e il bronzo nel team event. Risultati che oggi assumono il sapore di una preparazione mirata verso questo trionfo mondiale.
Mentre l’eco del tuffo finale di Pellacani si spegne nelle acque della piscina singaporiana, una domanda aleggia nell’aria: questo risultato rappresenta l’inizio di una nuova era per i tuffi azzurri o rimarrà un exploit isolato? Solo il tempo, e le prossime competizioni, potranno fornire una risposta definitiva. Una cosa è certa: le lacrime di gioia di una 22enne romana hanno scritto una pagina indimenticabile della storia sportiva italiana.