Turchia-Israele, è rottura: Ankara blocca commercio, navi e voli in una escalation senza precedenti

Erdogan
La crisi diplomatica tra Turchia e Israele non conosce più confini. Quello che era un gelo politico si è trasformato in una vera e propria cortina di ferro economica e logistica. Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha annunciato in Parlamento una decisione senza precedenti: la sospensione di tutti gli scambi commerciali con Israele, con effetto immediato.
 
“Consentire a Israele di continuare i suoi attacchi a Gaza e in tutta la Palestina non avrà ripercussioni solo sui palestinesi, ma incendierà l’intera regione”, ha avvertito il ministro Fidan. Non si tratta solo di una stretta sulle merci. L’annuncio, fatto nel corso di un aggiornamento sulla situazione nei Territori Palestinesi, dipinge un quadro di isolamento totale.

Le misure annunciate dalla Turchia

  • Blocco totale di tutte le esportazioni e importazioni con Israele
  • Divieto di accesso ai porti israeliani per le navi battenti bandiera turca
  • Chiusura dello spazio aereo turco agli aerei israeliani

Ma cosa ha spinto Ankara a un passo così radicale? La risposta, per il governo di Recep Tayyip Erdogan, risiede nella striscia di Gaza. Fidan ha lanciato un monito grave e carico di preoccupazione.

In altre parole, la Turchia non vede la guerra a Gaza come un conflitto localizzato, ma come una minaccia esistenziale per la stabilità del Medio Oriente. Questa mossa è quindi presentata come una presa di posizione necessaria, un tentativo di aumentare la pressione internazionale su Israele dove, secondo Ankara, le diplomazie occidentali hanno fallito.

Conseguenze immediate

La Turchia era un fornitore chiave per Israele, soprattutto nel settore edile e alimentare, e il blocco rischia di alimentare un’ulteriore inflazione in entrambi i paesi. La reazione israeliana è stata immediata e durissima, con accuse a Erdogan di “sacrificare gli interessi economici del popolo turco”.

Tuttavia, c’è dell’altro. La decisione arriva dopo settimane di pressioni interne sempre più forti su Erdogan. L’elettorato conservatore e i partner di governo chiedevano azioni concrete, oltre alle durissime parole con cui il leader turco ha definito l’operazione israeliana “genocidio”.

Insomma, una pagina delle relazioni tra i due paesi è stata definitivamente strappata. Quella che era una partnership strategica, seppur complicata, si è trasformata in uno scontro frontale. Una mossa che non segna solo una frattura bilaterale, ma che rischia di innalzare ancora di più la tensione in una regione già drammaticamente surriscaldata.