La riforma costituzionale del governo turco: tutto in mano a Erdogan fino al 2029

La riforma costituzionale del governo turco: tutto in mano a Erdogan fino al 2029
Recep Tayyip Erdoğan, presidente della Turchia
18 novembre 2016

La riforma costituzionale inclusa nel pacchetto che il governo ha presentato al Partito di azione nazionalista (MHP) introduce il nuovo sistema presidenziale voluto fortemente dal capo di Stato Recep Tayyip Erdogan. Il Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) spera di poter raggiungere un accordo con il MHP, terzo partito d`opposizione del parlamento, per raggiungere i 330 voti (contro i propri 316 deputati) necessari a indire un referendum sul pacchetto. Il MHP è dunque chiamato a esprimersi su un testo che, se approvato, annuncia nuovi scenari inquietanti per il futuro del Paese. Ecco gli aspetti più controversi della riforma proposta dall’AKP, secondo le indiscrezioni riportate sulla stampa locale.

PRESIDENTE E LEADER DI PARTITO La riforma proposta dall`AKP definisce il presidente quale “capo dello Stato e del potere esecutivo”, una figura che gestisce sia la politica estera che quella interna del paese e che porta – già come ora il presidente della Repubblica – anche il titolo di “comandante supremo dell`esercito”. La figura presidenziale prospettata sarà compatibile anche con la leadership di partito. Dunque l`aspetto anticostituzionale attuale che vede il presidente Erdogan – la cui carica gli impone di essere super partes – leader di fatto del suo partito (l`AKP) e del Paese verrebbe superato. Il presidente così definito avrebbe il potere di approvare e di porre il veto sulle leggi emanate dal parlamento. Il presidente avrebbe anche la facoltà di scegliere, prima delle elezioni, uno o due vice per affiancarlo. L`elezione del presidente verrebbe effettuata in due turni, salvo l’ottenimento di oltre il 50% delle preferenze già nel primo turno. Il sistema prevede anche la rielezione dello stesso presidente per due volte consecutive: questo potrebbe ipoteticamente portare Erdogan a governare il Paese fino al 2029.

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FUNZIONAMENTO “ARMONICO” DEI POTERI Il pacchetto dell`AKP prevede la separazione dei poteri legislativo ed esecutivo. Ma a ben vedere, si tratta più di un “funzionamento armonico” tra i poteri che di una reale separazione. In base alle analisi della stampa turca, il potere legislativo non disporrebbe più di meccanismi di controllo sul potere esecutivo, mentre i ministri – scelti esternamente al parlamento – non avrebbero alcuna responsabilità nei confronti dell`assemblea nazionale. Allo stesso modo, anche il presidente non sarebbe tenuto a rendere conto delle proprie decisioni al parlamento. Si prevederebbero dunque cinque anni in cui il presidente e il suo gruppo di ministri andrebbero a governare il Paese senza dover dare conto di alcuna azione.

IL RUOLO DEL PARLAMENTO Al parlamento verrebbe attribuito il compito di emanare leggi. Ma se per un qualche motivo si rifiutasse di farlo, sarebbe prevista per il presidente la facoltà di emanare delle leggi decreto – che avrebbero la stessa valenza di quelle emanate durante l`attuale stato di emergenza. In questo modo anche il ruolo puramente legislativo del parlamento potrebbe finire per essere accantonato. Il presidente disporrebbe anche della facoltà di sciogliere il parlamento, così come il parlamento potrebbe sollevare il presidente dall`incarico. Ma un eventuale “controllo” sul presidente sarebbe reso possibile solo attraverso l`istituzione di un`apposita commissione d`inchiesta. Sarebbero inoltre richiesti almeno 367 voti per avviare un`indagine sul presidente e almeno 413 per portare il presidente di fronte alla Corte suprema.

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Secondo i più recenti sondaggi, il consenso popolare al progetto presidenziale di Erdogan non supererebbe ancora il 41%, mentre gli elettori del MHP risulterebbero contrari alla riforma. Questo può spiegare anche la ritrosia del governo a indire elezioni anticipate e – anche in caso dell’approvazione del pacchetto – a rimandarne l’applicazione. In questo caso, dopo l`eventuale referendum previsto per la primavera del 2017, l`elezione verrebbe effettuata nel 2019, secondo il normale calendario. Dunque Erdogan continuerebbe, da mandato, nell’attuale incarico di Presidente della Repubblica fino a quella data, mentre il tempo restante verrebbe utilizzato per realizzare un passaggio graduale al nuovo sistema, operando tutte le modifiche legali necessarie alla sua realizzazione.

 

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