Turchia spaccata, Erdogan vince ma non trionfa: “Ora stiamo uniti e solidali”

Turchia spaccata, Erdogan vince ma non trionfa: “Ora stiamo uniti e solidali”
Recep Tayyip Erdogan
29 maggio 2023

“Ringrazio ogni persona del nostro popolo che ancora una volta ci ha dato la responsabilità di governare il Paese per altri cinque anni. Dovremmo essere uniti e solidali. Lo chiediamo con tutto il cuore. Non siamo gli unici vincitori. La Turchia è il vincitore. La nostra nazione con tutti i suoi segmenti è il vincitore. La nostra democrazia è il vincitore”. Recep Tayyip Erdogan celebra così, davanti al palazzo presidenziale di Ankara, la vittoria al ballottaggio su Kemal Kilicdaroglu, che gli consentirà di proseguire il suo mandato da presidente, il terzo consecutivo. Una vittoria che però non può soddisfare totalmente il leader turco, che avrà ora il compito di compattare i ranghi di un Paese che per larga parte ha scelto di manifestare il suo dissenso. 

E il richiamo all’unità che il presidente ha indirizzato al termine di una giornata tesa a un Paese sostanzialmente spaccato, che gli ha parzialmente voltato le spalle, ha proprio questo obbiettivo. Le grandi città, Istanbul e Ankara in testa, e le regioni costiere hanno scelto di sostenere il suo avversario, mentre Erdogan ha fatto il pieno di voti nelle aree rurali e centrali del Paese. Di certo, brucia e non poco, soprattutto la sconfitta nella città sul Bosforo, di cui in passato è stato sindaco. Con il 99,85% delle schede scrutinate, Erdogan ha ottenuto il 52,16% dei voti, contro il 47,84% di Kilicdaroglu. Il presidente del Consiglio elettorale supremo del paese Ahmet Yener ha già concesso ufficialmente la vittoria al capo di Stato uscente, riferisce l’agenzia Anadolu.

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“In una delle elezioni più importanti della nostra storia politica multipartitica, la nostra nazione ha preso la sua decisione a favore del ‘Secolo della Turchia”, ha commentato Erdogan. “Nel primo turno delle elezioni, la nostra nazione aveva già dimostrato la sua preferenza cedendo la maggioranza dei membri della Grande Assemblea nazionale turca all’Alleanza popolare”. Adesso è già tempo di riflettere su come dialogare con l’altra metà del paese, quella che non gli ha consentito di ottenere il “trionfo” sperato. Erdogan ha già promesso di dedicare tutto il suo tempo e le sue energie al lavoro, al servizio di un Paese, che attraverso le urne gli ha lanciato un monito. Così il presidente si è impegnato a guarire le ferite dei terremoti del 6 febbraio, “il disastro del secolo”, a ricostruire le città demolite dal sisma, ad affrontare i problemi causati dall’inflazione, la priorità “più urgente”, a implementare un sistema che ridurrà i prezzi dei fattori di produzione nell’agricoltura e nel bestiame, ad aumentare il reddito dei produttori e facilitare l’accesso dei consumatori.

Sul ritorno volontario dei rifugiati siriani, inoltre, Erdogan si è impegnato per un nuovo progetto di reinsediamento, in collaborazione con il Qatar, che possa assicurare il ritorno di un milione di persone in pochi anni. L’inflazione alta è certamente uno dei motivi che hanno pesato sul calo dei consensi per Erdogan nelle zone costiere e nelle grandi città. Ad un tasso annuo di quasi il 44%, pesa sulla vita di tutti i cittadini. Il costo del cibo, degli affitti e di altri beni di uso quotidiano è aumentato vertiginosamente, aggravato dal rifiuto di Erdogan di osservare una politica economica ortodossa e di aumentare i tassi di interesse. La lira turca ha toccato minimi storici rispetto al dollaro e la banca centrale ha faticato a soddisfare la crescente domanda di valuta estera.  

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Intanto sono già arrivate le con gratulazioni di leader politici e capi di Stato stranieri. Dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, dal presidente del Venezuela Nicolas Maduro a quello del Brasile, Inacio Luiz Lula da Silva, fino al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, tutti si sono detti pronti a lavorare con Erdogan e il suo paese per rafforzare la cooperazione e raggiungere la pace globale. Il presidente degli Stati uniti Joe Biden ha detto nella notte italiana d non avere ancora parlato con Erdogan, ma si è congratulato su Twitter. Tra i primi messaggi arrivati, invece, figurano quelli del presidente russo Vladimir Putin, di quello ucraino Volodymyr Zelensky, del primo ministro britannico Rishi Sunak e del presidente francese, Emmanuel Macron.

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