Turchia a un passo dall’intervento militare in Libia. Diplomazia in allerta

Turchia a un passo dall’intervento militare in Libia. Diplomazia in allerta
Parlamento turco
2 gennaio 2020

La Libia agita le acque della diplomazia internazionale. Il Parlamento turco tiene una riunione di emergenza per discutere il mandato per l’invio delle truppe nel tormentato Paese nordafricano. Ankara non esclude che anche solo il voto possa fare da deterrente. Ma la diplomazia e’ in allerta. La mozione firmata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan lunedi’ e inviata subito in Parlamento e’ fatta di sole due paginette: vi si esprime la preoccupazione per la minaccia terroristica che un Paese cosi’ instabile rappresenta per la regione; si ricorda che la Turchia punta a fornire aiuti umanitari alla Libia e si sollecita, nella necessita’ di difendere gli interessi minacciati di Ankara, e tenendo conto all’articolo 92 della Costituzione che consente alle truppe turche di intervenire in territorio straniero, che ai militari turchi occorre dare un mandato di un anno.

Scontato il risultato: il Parlamento avra’ solo un punto in agenda e i partiti politici 20 minuti ciascuno per esprimere la loro posizione. Adesso Ankara fa capire che il voto potrebbe avere una funzione anche solo di deterrenza: potrebbe desistere dall’inviare truppe in Libia se le forze leali al generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, cessano la loro offensiva contro Tripoli. “Dopo che la mozione sara’ approvata dal Parlamento…. potrebbe accadere che vedremo qualcosa di diverso, un diverso atteggiamento (da parte di Haftar; ndr) e diranno, ‘ok, ci tiriamo indietro’, rinunciando all’offensiva”, ha detto il vicepresidente Fuat Oktay. “E allora, se cosi’ fosse perche’ dovremmo andare li’?”.

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Di certo, Ankara anche in queste ore ribadisce che non vuole vedersi marginalizzata dalle zone marine del Mediterraneo orientale. “Non importa chi sia coinvolto, nessun piano nella regione che escluda la Turchia avra’ chance di successo”. E a proposito dell’interventismo turco anche con Cipro, Oktay ha aggiunto che la Turchia ha sventato i piani di chi cercava di escludere Ankara dal Mediterraneo, di “confinare Ankara sulla terra”. Sulle scelte di Ankara pesa un insieme di dinamiche geopolitiche: in primis l’interesse nel settore delle trivellazioni e piu’ in generale del gas. Proprio oggi ad Atene ci sara’ la firma dell’accordo intergovernativo tra Cipro, Grecia e Israele per la costruzione del gasdotto EastMed.

Al Cairo sabato e domenica prossimi si riuniranno inoltre i leader di Grecia, Cipro ed Egitto con la partecipazione della Francia in un incontro la cui agenda incentrata su sicurezza, energia e sviluppi regionali. Ma anche la competizione intra-sunnita con i Paesi del Golfo che sono a fianco di Haftar (gli Emirati, ovviamente l’Arabia Saudita, ma soprattutto l’Egitto, che gioca una partita anche nell’EastMed). l’Italia lavora per arrivare alla missione europea del 7 gennaio a Tripoli e strappare una tregua all’ultimo minuto. Anche l’Ue “sta seguendo da vicino tutti gli sviluppi relativi alla situazione in Libia e ribadisce il suo appello a tutte le parti libiche a cessare le azioni militari e riprendere il dialogo politico”.

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