Uccise moglie a Messina, chiesto ergastolo per tunisino. “Perdono”

20 gennaio 2017

Il pubblico ministero di Messina Pietro Vinci ha chiesto la condanna all’ergastolo e dieci mesi di isolamento diurno per Faouzi Dridi, il tunisino accusato dell’omicidio della moglie Omayma Benghaloum, 33 anni, mediatrice culturale tunisina, ammazzata nella sua abitazione con un bastone al culmine di una lite il 4 settembre 2015. Un raptus, si disse, forse per gelosia. Lui voleva tornare in Tunisia e per questo litigavano spesso, lei non ne voleva sapere.

L’uomo a inizio udienza ha fatto dichiarazioni spontanee chiedendo perdono. In aula la madre di lei con il marito e il fratello. I familiari si sono costituiti parte civile cosi’ come il Cedav onlus un’associazione che si batte contro la violenza sulle donne. Nel pomeriggio prevista la sentenza. Omayma era una donna impegnata ed una madre amorevole con le sue quattro figlie. L’omicidio destò parecchia commozione perché la donna era benvoluta e stimata. Lavorava presso l’ufficio stranieri della questura di Messina. Grazie alle sue conoscenze di francese e arabo collaborava con i poliziotti in occasione dell’arrivo di migranti. Anche l’ultimo giorno della sua vita era stata impegnata fino a notte fonda nelle operazioni di accoglienza di circa 800 migranti arrivati su una nave.

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