La Commissione europea ha presentato oggi il 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia, introducendo una misura a lungo attesa: il divieto di importazione del gas naturale liquefatto (Gnl) russo. Questa proposta mira a colmare una significativa falla nelle restrizioni precedenti, che aveva permesso a nazioni come Belgio, Olanda, Francia, Spagna e Portogallo di continuare ad acquistare ingenti quantitativi di Gnl da Mosca.
Nonostante il conflitto in Ucraina, le importazioni europee di Gnl russo sono rimaste sorprendentemente resilienti. Secondo i dati della Commissione, nel 2022 e 2023 si sono attestate intorno al 15% del totale delle importazioni di Gnl dell’UE. Addirittura, nel 2024 si è registrato un rialzo, con una quota tornata al 20%, lo stesso livello del 2021. Anche nei primi otto mesi di quest’anno, le importazioni sono rimaste stabili al 14%, evidenziando una dipendenza duratura che le nuove sanzioni intendono ora recidere.
Il contrasto con la riduzione del gas via gasdotto è netto. L’UE è infatti riuscita a compiere passi da gigante nel diminuire la sua dipendenza dai gasdotti russi, passando da 45% delle importazioni totali di gas nel 2021 a un 13% nella prima metà del 2025. Tuttavia, il nuovo pacchetto di sanzioni non include un divieto per il gas che continua a fluire attraverso le condotte, rifornendo in particolare Grecia, Ungheria e Slovacchia.
Complessivamente, il quadro della dipendenza energetica europea dalla Russia mostra una chiara tendenza al ribasso. La percentuale di gas russo (sia via gasdotto che Gnl) sul totale delle importazioni UE è crollata dal 45% nel 2021 al 12% nei primi otto mesi del 2025, dopo un lieve rimbalzo al 19% nel 2024.
I progressi sono ancor più marcati per gli altri combustibili fossili. L’Unione è diventata totalmente indipendente dal carbone russo (sceso dal 51% nel 2021 allo 0%) e dai prodotti petroliferi raffinati (dal 43% a quasi lo 0%). Anche le importazioni di petrolio greggio russo hanno subito un drastico calo, passando dal 26% al 2% nello stesso arco temporale.
Questo disimpegno energetico si traduce in un enorme risparmio finanziario per l’UE e in un colpo sempre più duro per le casse del Cremlino. I pagamenti mensili per le importazioni di combustibili fossili dalla Russia sono crollati dai 12 miliardi di euro del 2022 agli appena 1,7 miliardi del 2025.
Il divieto di importazione del Gnl rappresenta dunque un passo cruciale per privare Mosca di un flusso di entrate vitale, chiudendo definitivamente la porta a un canale energetico che, nonostante la guerra, era rimasto sorprendentemente aperto.