Vladimir Putin
Il 1.305° giorno della guerra in Ucraina segna una svolta inquietante. Fonti riservate del Cremlino, citate da Bloomberg, rivelano quello che molti temevano: Vladimir Putin ha definitivamente scelto la strada dell’escalation militare. Non più tatticismi o mosse diplomatiche. Il presidente russo è convinto che solo intensificando il conflitto potrà costringere Kiev a negoziare alle sue condizioni.
La strategia è cinica quanto efficace: bombardare fino allo sfinimento, terrorizzare la popolazione civile, spezzare la resistenza ucraina con la forza bruta. E dietro questa decisione si nasconde un calcolo geopolitico preciso: Putin crede che Donald Trump non muoverà un dito per rafforzare le difese ucraine. L’incontro in Alaska, che doveva aprire nuovi scenari diplomatici, si è rivelato un clamoroso fallimento.
“Putin sperava di ottenere da Trump la resa dell’Ucraina”, ha rivelato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Trump forse sperava nella voglia di Putin di chiudere la guerra senza troppe richieste territoriali, ma così non è stato”. Il risultato? Due leader che si sono presi in giro a vicenda, mentre l’Ucraina continua a sanguinare.
La notte appena trascorsa ha confermato la nuova strategia del terrore. La Russia ha scatenato un “attacco massiccio” con 40 missili da crociera e 580 droni contro obiettivi civili. Tre morti e decine di feriti il bilancio provvisorio. A Dnipro, un missile con munizioni a grappolo ha colpito direttamente un grattacielo residenziale, seminando morte e distruzione tra i civili.
L’escalation russa non risparmia neanche i confini Nato. Durante la notte, la Polonia ha fatto decollare i propri caccia mentre erano in corso gli attacchi russi sull’Ucraina. “L’aviazione polacca e alleata ha iniziato a operare nel nostro spazio aereo per garantire la massima prontezza”, hanno comunicato le forze armate polacche. Un segnale chiaro: l’Alleanza Atlantica non può più permettersi distrazioni.
Ma è l’incidente con l’Estonia a rivelare la vera portata della provocazione russa. Tre MiG-31 hanno violato lo spazio aereo del paese baltico, costringendo l’intervento di F-35 italiani per respingere l’intrusione. Mosca nega tutto, parlando di “rotta in acque neutrali”, ma Trump non ha dubbi: “È un grosso problema”. Tallinn ha invocato l’articolo 4 del trattato Nato, quello che prevede consultazioni urgenti in caso di minacce alla sicurezza.
Il messaggio di Putin è inequivocabile: se l’Occidente vuole giocare duro, la Russia è pronta a tutto. Anche a testare la determinazione dell’Alleanza Atlantica con incursioni sempre più audaci. E mentre i diplomatici si affannano a minimizzare, i militari si preparano al peggio.
Volodymyr Zelensky non si fa illusioni. “Basta perdere tempo”, ha bacchettato gli alleati occidentali, annunciando un incontro cruciale con Trump la prossima settimana a margine dell’Assemblea generale Onu. Sul tavolo, le garanzie di sicurezza per un eventuale accordo di pace e le nuove sanzioni contro Mosca. Ma il presidente ucraino sa bene che il tempo gioca contro Kiev.
Mentre Putin bombarda e minaccia, l’Unione Europea cerca di rispondere colpo su colpo sul fronte economico. Il progetto è ambizioso quanto controverso: concedere prestiti all’Ucraina utilizzando gli asset della banca centrale russa immobilizzati in Europa. “C’è la volontà di impegnarsi in modo costruttivo”, ha confermato il commissario UE all’Economia Valdis Dombrovskis.
Il meccanismo è complesso ma geniale: trasformare i profitti degli asset russi congelati in obbligazioni, liberando risorse per prestiti di riparazione a Kiev. Se la Russia non pagherà i danni di guerra, l’Ucraina non dovrà rimborsare nulla. Una sorta di giustizia finanziaria che potrebbe fruttare fino a 175 miliardi di euro.
Ma i nodi da sciogliere sono ancora molti. Il più delicato riguarda le garanzie delle obbligazioni e gli effetti sui criteri del Patto di stabilità europeo. L’Ungheria minaccia il veto, costringendo gli altri paesi a valutare accordi bilaterali. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sottolineato le criticità: “Dobbiamo valutare gli impatti sul Patto di stabilità”. Un nuovo round di trattative è previsto per il G7 dei ministri delle Finanze del primo ottobre.
Intanto, Bruxelles ha deciso di anticipare di un anno il divieto di import del gas russo, inserendo la misura nel 19° pacchetto di sanzioni. Otto paesi UE importano ancora gas di Putin via gasdotto e metaniere: per loro sarà un passaggio traumatico ma necessario.
Dietro ogni mossa russa c’è un calcolo preciso. Putin ha capito che l’Occidente è diviso e incerto. Trump non vuole impegnarsi troppo in Ucraina, l’Europa fatica a trovare una linea comune, l’opinione pubblica occidentale inizia a mostrare segni di stanchezza. È il momento di alzare la posta e forzare la mano.
L’attacco massiccio della notte ha colpito le regioni di Kiev, Khmelnytsky, Odessa, Mykolaiv, Dnipropetrovsk e Chernihiv. Non obiettivi militari, ma infrastrutture civili e centri abitati. “Ogni attacco di questo tipo fa parte di una deliberata strategia russa per terrorizzare i civili”, ha denunciato Zelensky sui social media.
Ma Putin non si accontenta di bombardare l’Ucraina. Le forze russe hanno rivendicato la conquista del villaggio di Berezove, nella regione di Dnipropetrovsk, mentre droni ucraini hanno colpito la regione russa di Samara, causando quattro morti. Il conflitto si allarga, l’escalation è ormai fuori controllo.
La guerra in Ucraina entra così in una nuova fase, forse la più pericolosa dall’inizio del conflitto. Putin ha scelto la strada della forza, convinto che l’Occidente non avrà il coraggio di rispondere con altrettanta determinazione. Una scommessa rischiosa che potrebbe trascinare l’Europa in un baratro di proporzioni inimmaginabili. Il countdown verso il confronto finale è iniziato. E nessuno sa dove porterà questa escalation senza fine.