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Ue-Cina: un accordo fragile sulle Terre Rare nel mezzo di squilibri commerciali

Un summit ad alta tensione, compresso in un’unica giornata e spostato all’ultimo da Bruxelles a Pechino, ha messo a nudo le crepe nei rapporti tra Unione Europea e Cina. Il 25° incontro tra le due potenze, celebrato oggi nella capitale cinese per i 50 anni di relazioni diplomatiche, si è chiuso con un accordo parziale sull’export di terre rare, ma ha lasciato irrisolti i nodi geopolitici e commerciali che pesano come macigni sul dialogo euro-asiatico. In un contesto globale segnato dall’ascesa della pressione americana e dalle incognite della guerra in Ucraina, il vertice ha confermato che la strada per un partenariato strategico è ancora lunga e accidentata.

Un compromesso fragile sulle Terre Rare

Il lead del summit è stato chiaro: l’Europa cerca garanzie su approvvigionamenti critici e un riequilibrio commerciale, mentre la Cina sperava in un alleato contro i dazi Usa imposti dalla presidenza Trump. Nessuno dei due obiettivi è stato pienamente raggiunto. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, hanno lasciato Pechino con un’intesa tecnica sulle terre rare – materiali essenziali per tecnologie verdi e industrie strategiche – ma senza la “soluzione strutturale” auspicata da Bruxelles. “Abbiamo concordato un meccanismo potenziato per l’esportazione di terre rare e magneti, in grado di risolvere rapidamente i colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento”, ha dichiarato von der Leyen in conferenza stampa. Un passo avanti, certo, ma lontano dall’essere risolutivo, soprattutto dopo che la Cina, ad aprile, ha introdotto licenze obbligatorie per l’export di questi materiali in risposta ai dazi americani, colpendo anche le imprese europee.

Squilibri commerciali: il nodo irrisolto

Il nodo delle terre rare, su cui la Cina detiene un quasi-monopolio globale, è stato al centro dei colloqui con il presidente Xi Jinping e il premier Li Qiang. Von der Leyen ha riconosciuto gli sforzi cinesi per accelerare il rilascio delle licenze, sottolineando che “un approvvigionamento affidabile è cruciale per ricostruire fiducia nel nostro rapporto commerciale”. Ma il messaggio di Bruxelles è stato netto: l’attuale squilibrio commerciale, alimentato da sovrapproduzione cinese in settori come acciaio, pannelli solari e veicoli elettrici, è “insostenibile”. “L’Europa mantiene il suo mercato aperto, ma senza progressi sul consumo interno cinese, sarà difficile preservare questa apertura”, ha ammonito la presidente.

Geopolitica: la russia divide

Sul piano geopolitico, le distanze sono apparse ancora più marcate. La vicinanza di Pechino a Mosca, in un momento in cui la guerra in Ucraina continua a destabilizzare l’Europa, è un’ombra che oscura il dialogo. Von der Leyen non ha usato mezzi termini: “La Cina ha influenza sulla Russia, come l’Ue sull’Ucraina. Ci aspettiamo un ruolo attivo per portare Mosca al tavolo dei negoziati”. Un monito che Xi ha accolto con un discorso improntato alla cooperazione, ma senza impegni concreti. “Cina ed Europa devono rafforzare la comunicazione e la fiducia reciproca”, ha detto il leader cinese, sottolineando che le sfide dell’Europa “non provengono dalla Cina”, in un chiaro riferimento agli Stati Uniti.

Un segnale sul clima

Nonostante le tensioni, un barlume di convergenza si è visto sulle questioni globali. Una dichiarazione congiunta sul clima, in vista della Cop30 in Brasile, ha sancito l’impegno comune su cambiamento climatico e biodiversità. “La Cina deve dare l’esempio con un contributo ambizioso”, ha esortato Costa, riconoscendo il peso globale di Pechino. Il summit di Pechino, pur con i suoi limiti, ha dimostrato che soluzioni pratiche sono possibili, ma il cammino verso una partnership stabile è irto di ostacoli. La Cina cerca nell’Europa un contrappeso alla pressione americana, mentre Bruxelles chiede reciprocità e trasparenza. In un mondo sempre più frammentato, il dialogo tra le due sponde dell’Eurasia resta cruciale, ma il prezzo della fiducia reciproca sembra ancora troppo alto. Riusciranno Cina ed Europa a trovare un terreno comune prima che le tensioni globali ridisegnino le loro priorità?

Pubblicato da
Eleonora Fabbri